Turismo in Valchiavenna: + 34% di arrivi in cinque anni

Non mancano però le criticità: «C’è grande difficoltà nel reperire figure professionali qualificate quali camerieri e cuochi, molto spesso attratti dagli stipendi più elevati della vicina Svizzera»

Turismo in Valchiavenna, il rimbalzo dopo il covid è impressionante, almeno a giudicare dai numeri, ma non è tutto oro quello che luccica. Ci sono ampi margini di miglioramento e qualche criticità. Questo il contenuto dello studio commissionato dalla Comunità montana della Valchiavenna in vista della pianificazione della prossima strategia delle aree interne.

«Nonostante l’emergenza pandemica che ha portato ad una flessione delle imprese turistiche di circa il 70% fra il 2019 e il 2021 – si legge - oggi il turismo si ripresenta trainante. Dall’approfondimento dei dati emergono numeri di particolare interesse, riferiti sia alle strutture ricettive, sia alle presenze sul territorio della Valchiavenna. Nel 2023 si sono registrati 95.002 arrivi con un incremento del 34.09% rispetto al 2018 e 239.891 presenze (+ 36,86% rispetto al 2018). La popolazione turistica rappresenta un carico di popolazione che si aggiunge a quella residente e che, sotto il profilo dell’offerta, tende ad incidere anche fortemente sulla struttura della rete e sulla tipologia dei servizi territoriali e sociali di competenza dell’ente pubblico, soprattutto se si considera la stagionalità, la fluttuazione e la difficile quantificazione nei vari tempi di questo carico. Il sistema occupazione del turismo, in Valchiavenna, assume ulteriori e particolari connotazioni».

Rimane un turismo stagionalizzato, anche se negli ultimi anni il fondovalle ha fatto registrare incoraggianti segnali in senso contrario: «L’occupazione risulta perciò stratificata, caratterizzata dalla doppia stagionalità con la presenza di una quota di addetti fissi occupati tutto l’anno, una quota di addetti presenti nella sola stagione estiva o invernale e una quota di addetti saltuari in attività durante i periodi di alta stagione».

Qui c’è la prima criticità: «Da un’indagine qualitativa effettuata dall’Agenzia dell’Impiego è emersa la grande difficoltà nel reperire figure professionali qualificate quali camerieri e cuochi, molto spesso attratti dagli stipendi più elevati della vicina Svizzera, che ha ripercussioni sulla gestione imprenditoriale delle imprese turistiche che riescono a reggere e a mantenere l’attività se supportati da una conduzione familiare. Esiste, poi, un insieme di attività che ruotano attorno al turismo. Si tratta della cosiddetta occupazione indotta dal turismo; fra le figure professionali turistiche ad alta qualificazione troviamo le Guide turistiche, le guide alpine e i gestori dei rifugi, il cui ruolo e la cui funzione per il turismo di un’area sono assolutamente essenziali e insostituibili.

Lo studio si completa con le richieste del turismo e gli aspetti in cui si è ancora carenti: «Tra i turisti è molto sentito il tema del trasporto e della viabilità, e quindi la necessità del turista di spostarsi sul territorio con mezzi pubblici e del trasporto della bicicletta. Tra le attività di svago richieste dai turisti spiccano gli eventi, seguiti dai luoghi della cultura, dai percorsi di trekking e dalle altre attività sportive, in crescita gli intrattenimenti per bambini. I punti di debolezza sono il trasporto pubblico non integrato, poca cultura dell’accoglienza, carenza di posti letto e rigidità di apertura in termini di orari di pubblici esercizi e negozi».

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