Economia / Valchiavenna
Mercoledì 01 Maggio 2019
Tecnologia ad alta quota: più sicurezza e turisti
Partita la riqualificazione dell’Engadin Airport a Samedan. Si atterrerà anche con il cielo coperto che finora era una barriera.
Le nuvole non saranno più un problema. Dal 5 dicembre gli aerei potranno atterrare a Samedan anche con il cielo coperto. I benefici saranno evidenti non soltanto per la sicurezza, ma anche per il turismo dell’Engadina. E intanto è partito un progetto per la riqualificazione dello scalo da 22 milioni di franchi. È un periodo ricco di novità per l’Engadin Airport.
I primi cambiamenti positivi riguarderanno il passaggio dal “Visual flight rules” all’ “Instrument flight rules”, l’insieme di regole che consentono il volo degli aeromobili anche in condizioni nelle quali i piloti non siano in grado di vedere ed evitare ostacoli, il terreno o altri aeromobili in volo. Martin Binkert, chief ground services, rileva che attualmente il 60-70% degli aerei intenzionati ad atterrare sulla pista engadinese riescono a farlo. «A volte abbiamo un velo di nuvole che coprono la valle: in questi casi, anche se sotto la situazione è buona, i velivoli non possono scendere – spiega -. Abbiamo quindi tanti “diversion”, variazioni di itinerario da parte di aerei che compiono un giro sopra la valle, ma poi non possono atterrare e si dirigono verso un altro aeroporto. Per questa ragione vogliamo puntare su un Gnss (Global Navigation Satellite System) approach, in modo da basarci sul satellite, un po’ come avviene con le autovetture sulle strade, e consentire agli aeromobili di raggiungere la propria meta».
Nei prossimi mesi - per usare una metafora ben nota anche agli automobilisti - le mappe (questa volta del cielo) saranno aggiornate in modo da permettere a quasi tutti i velivoli interessati di atterrare all’Engadin Airport.
«Nella plancia dei comandi della maggior parte dei jet è installato un software che consente di visualizzare le informazioni relative alle piste. Ora noi siamo pronti e vogliamo fare inserire anche la nostra. Siamo in attesa delle autorizzazioni dall’ufficio federale dell’aviazione civile competente in questo ambito. Speriamo quindi che dal 5 dicembre tutti possano atterrare qui a Samedan anche quando il cielo è nuvoloso». L’obiettivo, insomma, è rendere la vita dei piloti più facile e ridurre il numero di coloro che sono costretti ad atterrare a Zurigo o a Milano e a raggiungere l’Engadina in macchina. «Puntiamo all’85-90% dei voli», precisa Binkert.
Considerato il traffico annuo dell’aeroporto di Samedan, si tratterebbe di un incremento rilevante non solo in termini percentuali, ma anche di valori assoluti, come confermano le cifre illustrate da Christian Gorfer, chief financial officer di Engadin Airport.
«L’anno scorso abbiamo avuto circa 13mila movimenti di aerei e 13-14 mila passeggeri. Su questi dati hanno inciso le condizioni meteorologiche sfavorevoli dei primi tre mesi del 2018. A volte sulla pista di Samedan atterranno velivoli dalle dimensioni elevate, ad esempio Airbus 319 e Boeing 737 BBJ. Ma in molti casi si tratta di aerei con pochissime persone a bordo». Non si possono dimenticare alianti, aerei più piccoli ed elicotteri. A Samedan, inoltre, hanno la propria base Helibernina e Swiss Helicopter, oltre alla Rega. Il fatturato di questo scalo - che con i suoi 1707 metri di quota è il più elevato d’Europa -, ammonta a circa 9 milioni di franchi svizzeri. L’85% di questo importo è connesso al 15% dei movimenti. Gli impiegati sono 27. La proprietà dell’area sulla quale sorge l’aeroporto è del Cantone dei Grigioni. L’infrastruttura appartiene ai Comuni dell’Alta Engadina e la gestione vede impegnata la società Engadin Airport.
«Le tasse per l’atterraggio sono le più elevate al mondo, ma i servizi per la gestione sono davvero speciali, ad esempio lo sgombero della neve», rileva Gorfer. Anche le opportunità offerte ai passeggeri, che arrivano soprattutto dall’Europa Centrale, senza dimenticare statunitensi, brasiliani, russi e arabi, sono eccezionali. «Se un cliente vuole andare direttamente a sciare, quando atterra da noi trova tutto pronto: attrezzatura e maestro, oltre a un elicottero che lo porta sulle piste». Alcuni hotel, sottolinea Gorfer, «sono interessati alla promozione di voli charter per portare in Alta Engadina nuovi clienti».
Una condizione fondamentale per un’evoluzione di questo tipo è la già citata disponibilità del sistema Gnss. Ma non c’è solo questo aspetto nel futuro dell’area: a partire dal 2021, gli edifici e le altre infrastrutture dell’aerodromo inaugurato nel 1938 verranno ampliati e rinnovati.
Una fase iniziale di sviluppo comprende misure volte a garantire il funzionamento a lungo termine, sostituendo gli impianti pertinenti dal punto di vista operativo. L’edificio operativo “Landside” con terminal, torre di controllo, uffici, area ristorazione e tutti i controlli di persone e merci è al centro di questa parte del percorso di riqualificazione. «Abbiamo avuto cinque progetti sul tavolo e una giuria li ha valutati - sottolinea illustra Daniel Peter, Ceo della Società di infrastrutture aeroporto regionale di Samedan -. Quello scelto, curato da Hosoya Schaefer Architects / Blarer & Reber Architekten, ci ha convinto perché è molto flessibile. Oggi, infatti, non sappiamo ancora quali saranno gli sviluppi futuri. Dal punto di vista dell’architettura è molto trasparente. In questa zona molto piatta, nel fondovalle, è importante non costruire una barriera. Questi due aspetti ci hanno convinto».
L’aeroporto esistente, aggiunge Peter, è molto vecchio e non è molto attrattivo. «Non abbiamo abbastanza spazio per il parcheggio degli aerei né all’interno, né sul piazzale. La conseguenza è che devono andare a Milano o a Zurigo per parcheggiare. Si tratta di voli inutili. Vogliamo quindi aumentare l’offerta di spazi con hangar e parcheggi e separare aerei ed elicotteri. Se in futuro serviranno altri hangar potremo continuare a realizzarli. La manutenzione è complessa e necessitiamo di un’infrastruttura conforme con tutti i regolamenti. Noi vogliamo creare un aeroporto che ben rappresenti l’Engadina, migliorando l’offerta, con uno scalo molto più funzionale».
Il passaggio dal volo Vfr a Ifr darà la possibilità di formulare altre proposte per il turismo. «Ad esempio corsi e workshop per una clientela aziendale. I vantaggi sarebbero chiari». Si parla anche di charter. «Non una linea attiva tutto l’anno, ma nei weekend, due o tre volte alla settimana, ad esempio per e da Londra o Vienna. Si può immaginare anche un collegamento con l’Italia, magari con un aeroplano da circa 15 posti. Per offrire questa opportunità con un operatore abbastanza grande sono indispensabili i sistemi tecnologici che vogliamo installare».
Le risorse sono garantite dalla Confederazione e dal Cantone. «Per la prima delle quattro tappe del progetto, la più importante, abbiamo già il via libera e 22milioni di franchi. Ora stiamo lavorando per un finanziamento privato utile alla realizzazione di ulteriori parti». Nelle fasi di sviluppo successive saranno costruiti nuovi padiglioni per i veicoli di servizio e i vigili del fuoco, nonché hangar per aerei, a nord-est della torre di controllo, per l’ulteriore modernizzazione dell’impianto. Parallelamente alla sostituzione degli edifici, saranno realizzati anche il rinnovo e l’adeguamento delle aree di stazionamento, delle vie di rullaggio e dei parcheggi e l’aggiornamento degli impianti tecnici. «Se tutto va bene potremo cominciare con la costruzione nell’aprile del 2021 - chiarisce Peter -. Non conosciamo ancora nel dettaglio la durata degli interventi, ma ipotizziamo due o tre anni di cantiere. Speriamo di potere operare con la nuova infrastruttura già nel 2023».
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