Economia / Sondrio e cintura
Giovedì 31 Gennaio 2019
«Su “quota 100” assalto ai patronati»
Ma Cgil, Cisl e Uil spengono gli entusiasmi sulla nuova soglia pensionistica e sul reddito di cittadinanza. «Un basso impatto qui. Nel primo caso mancano le circolari, nel secondo il problema è legato ai centri per l’impiego».
Non soltanto “quota 100” e il reddito di cittadinanza sono due delle misure della Manovra che lasciano più perplesse le organizzazioni sindacali, ma soprattutto queste scelte del Governo avranno un impatto piuttosto limitato in provincia di Sondrio. Tutto questo senza considerare che, nonostante le numerose richieste che stanno arrivando ai patronati già in questi giorni, dagli sportelli non possono ancora arrivare indicazioni chiare né a riguardo del reddito di cittadinanza, né relativamente a “quota 100”.
«C’è un assalto ai patronati - ha spiegato Guglielmo Zamboni, segretario generale della Cgil - per capire se si ha diritto alla “quota 100”, ma mancano ancora le circolari per poter effettivamente presentare la domanda. Dubito, comunque, che in provincia ci sia una platea ampia che vi possa accedere. Va ricordato, inoltre, che per raggiungere la soglia non basta avere 60 anni più 40 di contributi, ma ne servono 62 più 38. Stesso discorso per il reddito di cittadinanza: mancano ancora le circolari e, comunque, visto che moltissimi in provincia hanno la casa di proprietà, questo risulterà penalizzante per poterne usufruire».
«Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza - ha fatto eco Vittorio Giumelli, segretario generale della Uil di Sondrio - le perplessità riguardano la sua gestione e anche il fatto che nei centri per l’impiego mancano le risorse umane che sarebbero sufficienti. Anche per ciò che concerne “quota 100” non molti hanno il doppio requisito: si tratta di una misura molto rigida e in pochi vi accederanno».
Infine, relativamente al “decreto dignità”, seppur i numeri in provincia siano ancora troppo piccoli per capirne la reale efficacia, il rischio, a livello nazionale, è che, come ha spiegato Zamboni, «solo il 15-17% dei lavoratori possano effettivamente essere stabilizzati, mentre tutti gli altri vengano esclusi».
Varato dal Consiglio dei ministri lo scorso 17 gennaio, il “decretone” che introduce tra l’altro il reddito di cittadinanza, la pensione di cittadinanza per chi è sotto la soglia di povertà e la “quota 100” per andare in pensione è stato firmato lunedì mattina dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Con la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale ora prende il via in senato l’iter parlamentare che in 60 giorni dovrà trasformarlo in legge. Tuttavia la pubblicazione del testo in Gazzetta permette ora all’Inps di avviare la le operazioni tecniche per la gestione sia del “reddito” sia delle pensioni anticipate, per i quali l’erogazione degli assegni è prevista dal mese di aprile.
In ventisette articoli il decreto dà il via al sussidio contro la povertà legato alla ricerca attiva di lavoro e alla possibilità di pensione anticipata per chi ha maturato, come detto, almeno 62 anni di età e 38 di contributi versati. A partire dal mese di marzo dovrebbe essere attivato il portale web che consentirà la gestione del “reddito” le cui erogazioni, secondo quanto annunciato dal ministro del Lavoro Luigi Di Maio, inizieranno in aprile. Uffici postali, Inps e Caf potranno ricevere per via telematica le domande per entrare nel programma del reddito di cittadinanza: chi otterrà risposta positiva sarà contattato dal centri per l’Impiego per dare il via al percorso di inserimento o reinserimento lavorativo.
Anche “quota 100” partirà in aprile. Ai pensionati pubblici la misura permetterà di poter avere subito un anticipo di fine rapporto entro un importo massimo di 30mila euro. Fra le altre misure incluse nel decreto c’è anche la proroga dei prepensionamenti con l’Ape sociale e delle uscite flessibili di Opzione donna.
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