Economia / Valchiavenna
Sabato 16 Febbraio 2019
«Strategia da rifare. Le nostre aziende si aprano ai giovani»
Confindustria Lecco Sondrio interviene nel dibattito sul corso cancellato all’istituto Caurga. «Intervenire a livello di comunicazione e cultura».
Le associazioni delle imprese sono d’accordo: la mancata attivazione del corso “Manutenzione ed assistenza tecnica” all’istituto “Crotto Caurga” di Chiavenna a causa del numero esiguo di iscritti (5) è un motivo di preoccupazione. Dopo i timori espressi da vari imprenditori, da Confartigianato e Api, con l’invito a costruire un percorso d’informazione e cultura per garantire un futuro a questa scuola, interviene Confindustria Lecco Sondrio.
«Non siamo assolutamente contenti di quello che sta succedendo - commenta il presidente Lorenzo Riva -. In Valtellina e Valchiavenna, come in provincia di Lecco e negli altri territori del Nord Italia, la grande difficoltà che hanno le imprese, oltre ai problemi connessi all’attualità, è la mancanza di giovani che entrino nei nostri progetti, della nostra storia e del nostro sviluppo imprenditoriale. Quindi vedere una scuola che non riesce a creare le prime classi vuol dire che probabilmente stiamo sbagliando qualcosa a livello di comunicazione e di cultura. Dovremmo far capire meglio l’importanza di una scuola di questo tipo per il futuro dei giovani».
Ma c’è di più. Al presidente degli industriali non è piaciuta l’analisi del dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Sondrio, Fabio Molinari, secondo il quale «si è fatto molto rumore per nulla, perché la nostra scuola è in ottima salute». «La ritengo quasi offensiva nei riguardi del mondo imprenditoriale, perché nessuno di noi obbliga alla scelta di una scuola tecnica – commenta Riva -. Noi consigliamo sulla base di quello che le industrie avranno bisogno, lasciando ampia libertà di scelta educativa alle famiglie e ai giovani. Però cerchiamo di cambiare un po’ la cultura, di far capire che il mondo e l’industria di oggi sono ambiti evoluti dove ci vogliono preparazione, innovazione e voglia di appartenenza e ricerca».
«Questo è ciò che cerchiamo di portare avanti. Sentire commentare in modo non negativo e non preoccupante le vicende di queste scuole meccaniche, in una provincia dove la richiesta di manodopera in questo campo è veramente importante, mi fa abbastanza arrabbiare».
Nei giorni scorsi il dirigente dell’Ufficio scolastico ha invitato a osservare che «il mercato del lavoro – sono le parole di Molinari - è in continuo e rapido mutamento, quindi nel corso di 3 o 5 anni le cose possono cambiare in modo anche radicale» e ha affermato di faticare a comprendere «il legame che si vuole creare fra le esigenze del mercato del lavoro e la scelta del percorso di studi superiori: se il mercato vuole A e i ragazzi scelgono B o C, non c’è da stupirsi».
«È vero che le fabbriche cambiano in fretta - replica il presidente Riva -. Ma non diciamo che in 4, 5 anni sarà tutto completamente diverso. Noi stiamo investendo moltissimo su ricerca e istruzione, per far sì che i nostri giovani conoscano le nostre realtà. Non investiamo solo in macchinari, ma anche nel far crescere il capitale umano, puntando su giovani con un background culturale aperto all’orizzonte della meccanica, dell’istruzione tecnica e del sapere e volere lavorare». Riva conclude definendo la strada da seguire. «Dobbiamo fare cultura, ma non solo fra addetti ai lavori. È necessario aprire i nostri laboratori, far capire e vedere cos’è un’industria oggi, per far sì che i giovani scelgano di intraprendere questo percorso. L’industria è e lo sarà sempre fondamentale per il Paese».
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