Economia / Sondrio e cintura
Giovedì 13 Settembre 2018
Stop alle domeniche: fuoco incrociato
L’Unione commercio di Sondrio sui negozi chiusi: «Un modo per regolamentare un settore fin troppo liberalizzato». Anche il sindacato apprezza la decisione - La grande distribuzione: «Allarme occupazione e vantaggi per il web».
Per i commercianti è una novità incoraggiante, anche se non basta. La grande distribuzione si oppone e il sindacato apprezza le mosse del Governo. L’ipotesi di riduzione delle aperture domenicali dei negozi provoca reazioni, ovviamente, differenti. «Sembra che siano escluse le zone turistiche, a questo punto cambierebbe ben poco per il nostro territorio», premette dall’Unione commercianti di Sondrio la presidente Loretta Credaro. Ma al di là di questo aspetto, secondo la principale associazione del settore è necessario capire quale sarà il provvedimento definitivo. «Dopo la liberalizzazione eccessiva portata avanti da Monti, questo è un modo per tentare di regolamentare un settore fin troppo liberalizzato - spiega -. Per il negozio di prossimità potrebbero arrivare delle conseguenze incoraggianti, con una regolamentazione che sicuramente fa bene a coloro che hanno piccole strutture. Non dimentichiamo, però, che qualcuno si è organizzato per lavorare e dare dei servizi e il fatto che la domenica sia il secondo giorno dopo il sabato a favore della Gdo, ma non solo».
La riduzione delle chiusure non cancellerebbe tutti i guai. «Personalmente credo che sia una soluzione un po’ tampone, oggi il problema maggiore è l’e-commerce, sul piano fiscale e contributivo e retributivo, anche per le situazioni non leali e non legali connesse a questo mondo - aggiunge Loretta Credaro -. C’è sì un tentativo di chiudere i negozi sul web di domenica, vorrei capire come tentano di farlo. Sarà praticamente impossibile».
Tra le aziende attive sul territorio valtellinese che hanno preso posizione c’è Conad. «È una proposta totalmente insensata e disancorata dalla realtà e dai bisogni reali dei consumatori e del mondo produttivo - è la dichiarazione espressa a livello nazionale -. Limita fortemente la libertà di impresa, la concorrenza e la libertà di scelta dei consumatori riportando il Paese indietro di diversi anni, avrebbe ricadute negative sui consumi e sul Pil».
«Non vediamo la necessità e l’opportunità di intervenire in questo senso, le aperture domenicali sono un grande successo, certamente hanno dato un sostegno ai consumi in un momento di grande necessità per il Paese. Non si capisce la tempestività di questi tipo di intervento in un fase economica come questa». Così si è espresso il presidente della Federdistribuzione, Claudio Gradara, a capo dell’associazione che riunisce le aziende della distribuzione organizzata sullo stop alle apertura domenicali indicato dal vicepremier Di Maio. C’è anche il tema dell’e-commerce: mettere limitazioni al commercio mentre le vendite on-line vanno a gonfie vele sarebbe «un handicap per l’intero settore», aggiunge , rilanciando l’allarme occupazione.
«Bisogna capire l’effettiva portata del provvedimento: con la soluzione più radicale e il ritorno agli anni ’80, ossia all’azzeramento delle aperture festive, solo fra noi che contiamo 250mila dipendenti ci sarebbe un esubero di 15-20mila dipendenti. Noi rappresentiamo la metà del settore, il numero andrebbe moltiplicato per due»
I sindacati, invece, apprezzano le possibili novità. Secondo il segretario della Uiltucs Giorgio Spinetti questo provvedimento è «indispensabile» e le associazioni che si oppongono lo fanno a torto. «Il fatturato in dieci anni non è aumentato con l’ampliamento delle aperture: si è solo spostato nell’arco della settimana». «Abbiamo aperture medie di 13 ore al giorno, 7 giorni su 7, con meno organico di quando si applicava la legge Bersani e con una precarizzazione fuori dalle regole sul part time, perché gli orari li fanno gli algoritmi, e la desertificazione delle realtà di vicinato. Auspico che si torni al passato, quando c’erano 24 aperture all’anno, con la possibilità di deroga in caso di eventi turistici». Non si trascurano i problemi del commercio online, «con lavoratori sottopagati che caricano i camion a tutte le ore», aggiunge.
Anche Gabriele Mazzoleni, segretario della Fisascat Cisl, non ha dubbi. «Riteniamo positivo che si inizi a parlare della revisione del decreto Salva Italia - rileva -. Abbiamo sempre sostenuto che la liberalizzazione non sarebbe stata così utile né alle aziende né ai lavoratori. La nostra non è una battaglia politica o ideologica. L’occupazione non è aumentata, anzi in alcuni periodi si è andati in flessione e si sono perse varie attività vicine geograficamente alla Gdo. È positivo che adesso una parte del Governo sia sensibile a queste tematiche. La vicenda è molto complessa, serve un giusto compromesso fra estremi. Secondo me si può trovare una soluzione condivisa».
Analisi sì, ma anche proposte. «Chiediamo di valutare l’ipotesi della turnazione e non della liberalizzazione selvaggia. Bisogna affidare questa competenza alla contrattazione territoriale: sindacato, comuni e aziende devono incontrarsi e decidere». Per quanto riguarda i lavoratori, il sindacato ritiene necessarie «maggiori retribuzioni - conclude Mazzoleni - e volontarietà delle prestazioni festive distinguendo fra zone turistiche e no».
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