Sicurezza sul lavoro, Confartigianato Sondrio: «La patente a crediti non serve»

L’obbligo della certificazione è entrato in vigore il primo di novembre

L’obbligo della Patente a crediti, introdotta con la Legge PNRR ed entrata in vigore il 1° di novembre, dopo il periodo transitorio scattato il 1° ottobre, è stata l’occasione per tornare a discutere dell’importanza della sicurezza nei luoghi di lavoro. Quest’ultima deve rimanere una priorità per tutte le parti sociali e occorre che tutti siano impegnati in tal senso. Occorre fare ogni sforzo possibile, un paese moderno e civile non può accettare nessun calo di attenzione verso questa piaga. Vi sono settori in cui il rischio è più elevato e altri in cui il rischio è più basso e qui basterebbe una normativa differenziata e obblighi che tengano conto di questo.

Occorre però che di fronte a questo rischio si mettano in campo strumenti, azioni e misure idonee, reali ed efficaci per tutelare la salute e le sicurezza. Quello della Patente a punti non rientra fra questi.

Si è trattato dell’ennesimo adempimento a cui le imprese - con il sostegno delle Associazioni di categoria – si sono adeguate con diligenza pur nella consapevolezza che questo non ridurrà purtroppo, gli incidenti. Forse è stata utile e servirà a far emergere il sommerso o una parte di questo ma non la sicurezza nei cantieri.

«Chi lavora in azienda – afferma Paolo Panizza, presidente di Anaepa Confartigianato Edilizia Sondrio - lo si tutela di più con la sensibilizzazione e la formazione e quindi con un investimento sulla Cultura della sicurezza. E non è l’unico strumento almeno per l’edilizia. In questo settore infatti sarebbe molto più utile una Legge professionale che preveda, per chi vuole fare impresa in questo settore, il possesso di determinati requisiti. Negli anni si sono susseguite delle proposte di Legge per l’accesso alla professione che sono finite nei cassetti del legislatore, ora è il momento di rimetterle sul tavolo».

Il comparto dell’edilizia risulta ad oggi uno dei pochi senza una regolamentazione, anche minima. Chiunque può aprire un’impresa di costruzioni dall’oggi al domani senza alcuna preparazione o alcun requisito. Questo va a scapito anche della sicurezza nei luoghi di lavoro e della qualità delle lavorazioni.

«Non è un caso – aggiunge Gionni Gritti, presidente di Confartigianato Imprese Sondrio - che i settori già regolamentati da una legge professionale, fra cui gli impiantisti (legge 46/90 e DM 37/08) e quello dell’autoriparazione (Legge 122/92) sono disciplinate da leggi legate proprio alla sicurezza. Un intervento normativo finirebbe per tutelare le imprese serie, il cliente finale e la sicurezza di chi lavora in un settore strategico per l’economia. Non è necessario rendere difficoltoso aprire un’attività edile con l’implementazione e la complicazione burocratica ma garantire la capacità professionale degli operatori istituendo una serie di requisiti minimi come, ad esempio, la conoscenza basilare del mestiere, la capacità finanziaria e l’onorabilità e l’aver svolto una formazione adeguata e rigorosa in materia di sicurezza. Non è necessario avere un elevato numero di attestati ma basterebbero pochi corsi e ben fatti. Poi ben vengano i controlli e le verifiche che troppo spesso rimangono vittime della burocrazia e del ginepraio normativo».

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