Economia / Sondrio e cintura
Mercoledì 18 Gennaio 2017
«Sci in crisi, una nuova strategia»
Il presidente di Anef evidenzia un altro tema oltre all’incremento dei costi e al calo delle presenze. «Ai noti problemi si aggiunge un deficit di comunicazione: piste aperte con la neve artificiale ma non tutti lo sanno».
Non c’è stata solo l’assenza di neve a complicare la situazione di un settore che deve fare i conti con una situazione di partenza drammatica. Anche le temperature più elevate della media stagionale hanno reso tutto ancora più difficile. E adesso dagli impiantisti arriva una richiesta ben precisa: in attesa di decidere del futuro del settore, bisogna imparare a comunicare che le piste sono aperte grazie all’innevamento artificiale. Proprio come fanno in altre località dell’Arco alpino.
Massimo Fossati, amministratore delegato di Imprese Turistiche Barziesi, è il presidente dell’Anef Ski Lombardia, l’associazione che riunisce in questa regione 41 società. La maggior parte delle imprese ha cominciato la stagione sciistica 2016-17 con un compito preciso: portare la neve – artificiale – sulle piste.
Il problema, secondo il dirigente dell’associazione legata a Confindustria, è stato rappresentato dall’inversione termica. Rispetto al passato c’è stata meno neve, ma anche – e soprattutto - quel fenomeno che ha portato ad avere in alta quota temperature superiori a quelle registrate più in basso. «A monte abbiamo registrato temperature difficili da gestire in quasi tutte le località. Questa dinamica ha inciso sulla quantità di neve che si è potuta produrre a parità di quantità di acqua ed energia elettrica».
Il costo a metro cubo di neve varia anche a seconda del tipo di approvvigionamento e alla quota di captazione dell’acqua. Se ci sono bacini la situazione è ben migliore rispetto al caso in cui è necessario recuperare risorse idriche a valle e portare in quota. Una media stazione spara dai 60mila ai 3-400mila metri cubi di neve. Secondo le cifre medie calcolate da Anef la spesa va da 1,60 euro a 2,50 al metro cubo compreso tutto, anche lavorazione della neve. In termini di superficie, un metro quadrato di pista costa circa 80 centesimi. La preparazione di un tracciato largo trenta metri e lungo 2,5 chilometri determina l’esborso di circa 60mila euro.
«Ma per quindici chilometri di piste la spesa dell’innevamento artificiale ammonta fino a 600mila euro», spiega Fossati citando l’esempio di un’azienda associata. «Se ci fosse la neve naturale, basterebbe qualche centesimo di euro a metro quadrato», precisa il presidente dell’Anef.
Il dibattito è vivo in tutte le zone sciistiche. Gli operatori del settore si chiedono se sia normale doversi accollare i costi di un’attività che fa da traino a buona parte del turismo invernale. La situazione di partenza è complessa, come era emerso in autunno, ben prima di questi ultimi mesi segnati dalla scarsità della precipitazioni nevose.
Quella degli impianti a fune in Valtellina è un’industria di tutto rispetto, che genera con i suoi 65,5 milioni annui di fatturato, pari al 6% del Pil locale, e un indotto che supera i 270 milioni. Il comparto dà lavoro a 450 dipendenti, anche se il numero delle unità̀ che ruotano attorno agli impianti di risalita può̀ tranquillamente arrivare a quota 3mila. Tutto deve fare i conti con il peso dei debiti 150milioni, tanto che sono allo studio varie soluzioni. E tutto ora, come premesso, si è ulteriormente complicato. «Questa situazione è insostenibile. Ci siamo attrezzati per sopravvivere con la neve artificiale, ma i costi stanno facendo morire il settore anche se è risaputo che dei benefici dell’innevamento gode tutta la filiera della montagna in inverno. Le istituzioni sono a conoscenza di questa realtà dei fatti, ma risolvere questo problema non sarà semplice».
Anef definisce una chiara aspettativa per il futuro. «Quasi tutti abbiamo aperto i nostri impianti, ma c’è stato un calo delle presenze. In Alto Adige e Trentino c’è la stessa carenza di neve, ma in quelle province si è ottenuto un +20%. Questo dato dimostra che dobbiamo crescere sul piano della comunicazione. Serve una strategia di sistema che spieghi un aspetto chiaro: in Lombardia si scia bene anche con l’innevamento artificiale».
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