Economia / Sondrio e cintura
Venerdì 05 Aprile 2019
Salini Impregilo e Bps: linfa per Cossi
L’azienda valtellinese si sfila da Condotte, in amministrazione straordinaria, e avvia la fase di rilancio. Al colosso delle costruzioni il 63,5% del capitale, alla famiglia e alla Popolare di Sondrio un’identica quota del 18,25%.
È fatta. Cossi Costruzioni Spa giunge al traguardo che si era prefissata un anno fa e soprattutto raggiunge la zona salvezza. L’offerta presentata da Salini Impregilo per l’acquisizione del pacchetto di maggioranza dell’azienda valtellinese si è trasformato in una compravendita e ieri la notizia - nell’aria da diversi mesi - è rimbalzata su tutti i media. Grande la soddisfazione della famiglia Cossi, che pur non essendo mai stata coinvolta dall’amministrazione straordinaria in cui versava la società madre, ha dovuto lottare - e non poco - per uscire dal pantano in cui - suo malgrado - si è ritrovata per via della “Società italiana per le condotte d’acqua spa”, che deteneva l’80% delle sue azioni.
Il ruolo decisivo l’ha avuto Banca Popolare di Sondrio, che ha sempre supportato la società anche nei momenti più difficili (vedi la nuova variante di Morbegno, aperta nell’autunno scorso, che rischiava di restare al palo se l’istituto di credito non avesse garantito il pagamento dei fornitori) e che oggi entra attivamente con capitale fresco nella nuova società, che proprio lunedì prossimo si riunirà per darsi un nuovo assetto.
Regista dell’importante operazione - parliamo di un gruppo che ha realizzato un fatturato di 134 milioni di euro nel 2017 e di 176 milioni nel 2016 - l’advisor finanziario “Partners spa” di Milano. Tirano un sospiro di sollievo i 170 dipendenti valtellinesi che hanno stretto i denti nei momenti di difficoltà, ma che non hanno mai abbandonato l’azienda. Uno “zoccolo duro” che Renato Cossi ha sempre messo davanti a ogni decisione. E possono cominciare a vedere la luce in fondo al tunnel anche quei fornitori che in un passato recente avevano lamentato ritardi e difficoltà nel pagamento di forniture e prestazioni.
Ora si volta pagina e il Gruppo è pronto a ricominciare daccapo. Cossi e il suo staff, nei giorni scorsi hanno fatto i bagagli per Roma per il closing dell’operazione e sono tornati in Valle vittoriosi. Impresa nell’impresa, sono riusciti anche a riportare nel cuore di Sondrio la sede e gli uffici che Condotte aveva voluto a Roma. Un trasloco non scevro di emozioni e soprattutto carico di orgoglio: si torna alle origini, più forti di prima.
Ma come si traduce nella realtà questo accordo a tre? Il Gruppo guidato dall’ingegner Pietro Salini deterrà il 63,5% dell’azienda, la famiglia Cossi e la Banca Popolare di Sondrio avranno un pacchetto azionario del 18,25% ciascuno. Tecnicamente l’operazione prevede la ricapitalizzazione della società da parte delle banche tramite rinuncia alla maggior parte dei propri crediti, per un valore di 24 milioni di euro, a cui si aggiunge un prestito di 12 milioni da parte del Gruppo Salini Impregilo per mettere in sicurezza le operazioni correnti e finanziare temporaneamente il capitale circolante netto.
Cosa comporterà, tradotto in soldoni, quest’operazione per Cossi Spa? L’uscita di un socio di maggioranza molto debole (Condotte Spa), ormai definitivamente arenato nei meandri di un’amministrazione straordinaria, e l’ingresso, per contro, del più grande player italiano nel settore delle costruzioni, che garantirà alla Cossi un rilancio nel settore. Se a questo si aggiunge che l’impresa sarà affiancata dalla Banca Popolare di Sondrio, è facile intuire come negli uffici di piazza Garibaldi il clima sia decisamente cambiato. E per la Salini Impregilo questa operazione che cosa potrebbe rappresentare? Di certezze non ne abbiamo, ma verosimilmente questo è un primo passo in direzione dell’annunciato “Progetto Italia”, il grande disegno di sistema per avviare nel Paese il consolidamento del settore costruzioni, necessario per salvare le grandi opere sul territorio nazionale.
Una soluzione che garantisce la continuità aziendale di una storica impresa italiana, attivando un processo di salvataggio virtuoso ideato con l’intenzione di non disperdere il prezioso patrimonio tecnico e industriale dell’azienda, ma anche di salvaguardare i livelli occupazionali, tanto diretti quanto legati all’indotto.
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