
Economia / Sondrio e cintura
Lunedì 27 Gennaio 2025
Rincari dei costi di gas ed energia, allarme del sistema imprenditoriale
Impennata dei costi energetici, il sistema imprenditoriale italiano e provinciale lancia il suo grido d’allarme.
Le stime fatte dalle associazioni di categorie non lasciano spazio a troppo ottimismo: se quest’anno il prezzo medio del gas dovesse attestarsi sui 50 euro al Mwh l’Ufficio studi della Cgia di Mestre ipotizza un aggravio rispetto all’anno scorso di 14 miliardi di euro, mentre in mancanza di un’inversione di tendenza, Confesercenti, attraverso il suo Ufficio economico, stima che le piccole e medie imprese del commercio pagheranno per l’energia 2,6 miliardi in più rispetto al 2024 (+19,2%), tra le bollette più alte d’Europa.
Gli elementi per essere preoccupati ci sono: le guerre non sembrano trovare, l’imposizione dei dazi sui prodotti stranieri da parte degli Stati Uniti di Trump aleggia nell’aria e il 2025 si è aperto all’insegna delle tensioni sui mercati energetici. Al 22 gennaio, il prezzo dell’energia segnava in Italia un aumento del 32% sul prezzo medio del 2024 e del 50,2% sullo stesso mese del 2024. Un incremento che si innesta in un quadro già caratterizzato da costi molto elevati: l’Italia continua a caratterizzarsi per prezzi superiori a quelli di altri Paesi europei, del 20% rispetto alla Germania e del 25% nei confronti di Francia e Germania.
Secondo Confesercenti per le piccole imprese di commercio, turismo e servizi, gli aumenti si tramuteranno in un aggravio di circa 1.300 euro all’anno, portando il totale della bolletta energetica - in alcune attività a maggiore consumo, come i pubblici esercizi - a pesare fino all’8-10% del fatturato complessivo. A sostenere il peso della stangata saranno soprattutto le imprese del commercio, per le quali si stima un aumento di circa 800 milioni di euro rispetto allo scorso anno. Rilevante l’impatto anche per alberghi (250 milioni) e pubblici esercizi (450 milioni), con la restante quota di 1,1 miliardi di aggravi da distribuire tra logistica, servizi alle imprese ad altri comparti del terziario privato, dal benessere all’artigianato. Secondo le stime di Confesercenti, le tensioni sui prezzi dell’energia, se non contrastate, riporteranno il tasso di inflazione sopra il 2% condizionando la spesa delle famiglie.
Secondo la Cgia di Mestre la spesa totale per i beni energetici secondo dovrebbe arrivare a 85,2 miliardi: 65,3 miliardi per l’energia elettrica e 19,9 miliardi per il gas considerando un prezzo medio dell’energia elettrica nel 2025 fissato a 150 euro per MWh e del gas a 50 euro per MWh.
Come accaduto nei primi anni post-Covid l’impennata dei prezzi del gas e dell’energia potrebbe generare spirali inflazionistiche molto pericolose, facendo crollare i consumi interni, pilastro portante su cui si basa l’economia italiana. Durante il biennio 2022-2023 la crisi energetica ha fatto impennare il caro vita, determinando una sostanziale erosione del potere d’acquisto per lavoratori dipendenti e pensionati; senza trascurare l’incremento dei tassi d’interesse che ha ostacolato investimenti e crescita del Pil.
Non è difficile capire la preoccupazione degli imprenditori. «Tutte le associazioni ormai stanno dando l’allarme – dice Gionni Gritti, presidente di Confartigianato imprese Sondrio -, il timore di rincari ingiustificati e dunque di una nuova spirale inflazionistica non lascia tranquilli». Secondo Gritti alla base di questa nuova impennata dei costi energetici ci sono molto semplicemente speculazioni finanziarie. «Non ci sono altre ragioni che possano giustificarla – sostiene Gritti -. Il nostro Paese dovrebbe aver attuato tutte le azioni necessarie per disporre delle fonti di energia necessaria, ma è chiaro che la preoccupazione c’è ed è perfettamente condivisibile. L’annuncio dei rincari porta le aziende ad aumentare i costi di produzione e poi di vendita senza però alcuna certezza. Un fenomeno che poi si riverbera sulle famiglie il cui poter d’acquisto è sempre più limitato».
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