Riello di Morbegno, l’unità di crisi in Provincia

Il 27 maggio è stato fissato l’incontro tra i sindacati e l’azienda per fare il punto sui possibili acquirenti

Massima disponibilità della Provincia in fatto di politiche attive del lavoro, ma anche per un eventuale aiuto in caso di reidustrializzazione del sito. Si è tornati a parlare di Riello questa mattina a palazzo Muzio dove è stata riunita l’unità di crisi.

Intorno al tavolo, oltre all’Amministrazione provinciale rappresentata da Tiziana Rinaldi, responsabile del servizio mercato del lavoro, i rappresentanti sindacali e gli operatori provati accreditati in rete con palazzo Muzio per le politiche attive e la Regione, in collegamento da Milano.

Obiettivo del tavolo ora che la crisi della Riello è conclamata e che l’azienda, la Carrier corporation subentrata nella proprietà nel 2020 ha dichiarato l’intenzione di fermare la produzione il 30 agosto, era capire come muoversi a tutela e a favore dei lavoratori. Sessantuno in tutto quelli attualmente occupati nello stabilimento di Morbegno (10 impiegati e 51 operai) tra i quali soltanto cinque in età vicino alla pensione e per i quali potrebbe bastare uno “scivolo”. «Un incontro interlocutorio - lo definisce Alberto Sandro della Fiom Cgil presente al tvavolo con la collega della Tim Cisl Alessandra Vaninetti - perché ancora non sappiamo se sarà concessa la cassa integrazione straordinaria oppure no. Sulla base di quello e delle scelte dell’azienda potremo affrontare la questione più nel dettaglio».

In attesa che l’incontro al ministero in programma per il 12 giugno, il secondo dopo quello del 9 maggio, chiarisca questi punti, il tavolo ha però condiviso, seppur in via del tutto generale, le possibili attività da svolgere sul fronte delle politiche attive del lavoro. «E’ emersa chiaramente la richiesta di formazione per il personale dipendente - dice Rinaldi -, una formazione che sia attinente alle mansioni e ai settori in cui attualmente stanno operando i lavoratori». Bisognerà capire chi tra i vari enti vorrà partecipare all’eventuale rete di protezione da mettere in campo. «La nota positiva, se così vogliamo definirla - aggiunge Rinaldi - è che rispetto al 2012 quando la produzione venne delocalizzata e si perse la gran parte dei posti di lavoro, siamo in un periodo in cui le aziende cercano personale. Con un’adeguata formazione dovrebbero esserci meno problemi per il reinserimento».

Quel che è emerso dal tavolo, in ogni caso, è la preoccupazione generale per la crisi della Riello perché si tratta di un’azienda importante, di uno stabilimento grande, che ha potuto godere delle risorse della legge Valtellina e che dunque ha avuto tanto dal territorio. Se non dovesse essere ceduto cosa rimarrà di quel sito? Resterà una cattedrale nel deserto? Ha chiesto qualcuno al tavolo.

Per quanto riguarda la possibilità di reindustrializzazione bisognerà attendere lunedì 27 maggio quando è stato fissato l’incontro tra i sindacati e l’azienda per fare il punto sui possibili acquirenti. Durante l’audizione in Regione del 16 maggio, Antonio Nigro, direttore delle risorse umane della Carrier corporation parlando del lavoro dell’advisor aveva detto che c’erano già state alcune visite allo stabilimento e aveva ammesso la presenza di due, tre interlocutori possibili. «La reindustrializzazione è la prima opzione - aveva detto – purché ci siano progetti seri, credibili e sostenibili». Pesiero condiviso dai sindacati. «Il 27 vorremmo capire quali sono i soggetti eventualmente interessati alla reindustrializzazione – le parole di Sandro – perché è importante capire e sapere che non si tratta di una speculazione, ma di un progetto serio in grado di dare lavoro non soltanto ai 61 dipendenti attualmente presenti. Dopo tante parole vorremmo dei fatti».

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