Economia / Sondrio e cintura
Lunedì 08 Aprile 2019
Quota 100 decolla, in Valtellina circa 300 domande
Pensioni, i patronati valutano così la partecipazione ma la stima dei potenziali fruitori potrebbe salire a mille. «In gran parte si tratta di lavoratori del settore privato».
Ecco i primi assegni per i pensionati valtellinesi di “quota 100”. Pochi giorni dopo la conversione in legge del decreto legge 4/2019 per i bilanci definitivi è ancora presto. Ma c’’è già spazio per le prime considerazioni sui primi due mesi dall’entrata in vigore della norma che manda in pensione prima del termine fissato in precedenza.
Secondo quanto emerso a livello nazionale sono poco più di 100mila le domande presentate all’Inps grazie a questo strumento che consente a coloro che hanno 62 anni di età e 38 di contributi di uscire prima dal mercato del lavoro. In Provincia di Sondrio non ci sono ancora dati ufficiali, ma nelle sedi dei patronati sindacali ci sono state varie centinaia di domande. All’Inas-Cisl, che a livello regionale si è occupato di oltre 3mila delle 6.800 pratiche totali, dall’Alta Valtellina a Chiavenna ci sono state 135 domande presentate. Stime ufficiose fanno pensare che in Valtellina quelle presentate da tutti i patronati siano circa il doppio di questo numero, quindi complessivamente tra le 250 e le 350. Secondo le ipotesi di due mesi fa, complessivamente sarebbero ben 1000 in provincia di Sondrio i potenziali interessati. «Il 20% riguarda donne e il 29% il comparto pubblico - spiega il responsabile Luca Moraschinelli -. La stragrande maggioranza è quindi relativa a uomini che hanno lavorato nel settore privato». Rispetto ai dati regionali c’è una percentuale maggiore per il pubblico impiego: è dovuta alla sinergia fra patronato e sindacato della scuola. Moraschinelli si sofferma su quella che appare una buona notizia. Nel Paese delle lunghissime attese, «l’Inps ha lavorato in modo celere e abbiamo dal primo di aprile i riscontri della bontà delle nostre domande, visto che alcune pensioni sono già in pagamento». Sulle categorie di lavoratori che hanno deciso di utilizzare questa opportunità il pensiero di Moraschinelli è molto chiaro. «Si tratta o di dipendenti particolarmente stanchi o desiderosi di dedicarsi a interessi personali e quindi disposti a sacrificare quelle centinaio di euro di differenza con la pensione ordinaria».
Al patronato Epaca di Coldiretti le domande sono stata una cinquantina. «Non sono moltissime, anche perché tutto il mondo del lavoro autonomo sta praticamente alla finestra - osserva Fabio Fancoli -. La conversione in legge è stata un passaggio importante. Tra le categorie di lavoratori che hanno formulato questa domanda c’è anche una buona percentuale di dipendenti statali».
A livello nazionale, secondo quanto affermato dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, l’uscita anticipata con quota 100 determinerà l’ingresso nel mondo del lavoro di un giovane ogni tre pensionati. Ma di conseguenze particolarmente positive, secondo i sindacati, non se ne sono viste. «Ci sono state, secondo quanto osservato, alcune conversioni di contratti a termine in accordi a tempo indeterminato, ma non c’è la sensazione di una massiccia o completa sostituzione di coloro che vanno in pensione - rileva dalla Cgil di Sondrio il segretario provinciale Guglielmo Zamboni -. Osserviamo aziende che hanno un’elevata produzione e quindi hanno bisogno di manodopera, mentre altri si affideranno eventualmente a contratti con una scadenza».
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