Progetto Senegal della Cisl di Sondrio,
partiti i corsi di italiano per i primi africani

L’iniziativa è stata pensata per provare a gestire il fenomeno migratorio rispondendo al tempo stesso al bisogno di manodopera crescente in Italia e in Valtellina

Accrescere le competenze, a partire dalla lingua, per chi vuole trasferirsi in Italia per lavoro favorendo così l’incontro tra domanda e offerta, ma dare solide basi anche a chi decide di rimanere nel proprio Paese con l’intento di farlo crescere o ancora per chi, dopo essersene andato, vuole tornare. E’ uno sguardo multiplo quello del Progetto Senegal, l’iniziativa pensata dalla Cisl di Sondrio guidata da Davide Fumagalli per provare a gestire il fenomeno migratorio rispondendo al tempo stesso al bisogno di manodopera crescente in Italia, e in Valtellina. Un progetto che si sta concretizzando proprio in queste settimane estive con i corsi di italiano per i primi 22 giovani africani.

«L’obiettivo - spiega Fumagalli - è sperimentare in provincia di Sondrio un modello che possa essere replicato anche in altri territori e in altri Paesi di provenienza», contrastando cioè l’immigrazione clandestina e favorendo quella regolare attraverso la formazione e l’inserimento lavorativo dei giovani qualificati nelle imprese che a causa di una demografia non favorevole e della fuga di molti italiani all’estero faticano sempre più a reperire personale. Non a caso il progetto, che ha vissuto il primo passo nella summer school di italiano a Bambilor, cittadina di 50.000 abitanti ad un’ora da Dakar, grazie alle due volontarie del Cpia Raffaella Gavazzi e Alba Rapella e al corso di educazione civica (i primi rudimenti e le informazioni necessarie per una migrazione consapevole), vede la collaborazione di quattro imprese valtellinesi che hanno offerto un sostegno finanziario e che sono pronte ad accogliere i primi lavoratori provenienti dall’Africa. Il ruolo delle imprese è fondamentale in progetti come questo basato su politiche inclusive, formazione mirata e collaborazioni strategiche.

Come detto sono 22 intanto i giovani già scolarizzati e selezionati tra la trentina possibile che hanno seguito le lezioni perché, per il momento, potranno arrivare in Valtellina solo coloro che hanno già un familiare che li possa ospitare. Anche perché dopo la formazione e l’inserimento lavorativo da affrontare rimane il nodo dell’integrazione sul territorio, a partire da quella abitativa.

Il Paese africano, punto di approdo per migliaia di persone che vogliono raggiungere l’Europa - la comunità senegalese è dodicesima per numeri in Italia e la sesta a Sondrio - ha alti tassi di disoccupazione. Nonostante alcuni segnali di miglioramento nelle condizioni democratiche e socio-politiche recenti, la mancanza di prospettive economiche e di opportunità professionali, spinge i giovani all’emigrazione: una piaga locale come ha detto l’ambasciatrice Caterina Bertolini.

«Dai morti in mare alla depauperazione del territorio, il fronte è comune - spiegano i fautori dell’iniziativa -: per tutti quei ragazzi che vogliono lasciare la terra d’origine, il progetto Senegal rappresenta un modo sicuro per viaggiare e una soluzione immediata alle tante aziende locali italiane che fanno fatica a trovare personale». Basti pensare che se in Italia gli under 25 rappresentano il 22% della popolazione totale, in Senegal sono il 75%. Una terra giovane, giovanissima.

A far incontrare le richieste delle aziende locali con la selezione dei curriculum delle persone che stanno facendo il percorso formativo a Bambilor sarà la Ial Lombardia, l’impresa sociale che opera nel settore della formazione professionale che ha fatto parte della delegazione che è stata in Senegal, insieme alla Cisl, all’Anolf e a Iscos. Le area manager della Ial, Paola Colombo e Ileana Soana, hanno incontrato i partecipanti, spiegando loro il fabbisogno italiano – dalla ristorazione, al turismo, all’agricoltura – e somministrato i questionari per un iniziale bilancio delle competenze affinché, i colloqui on line che saranno fatti dai tutor, possano essere poi condotti con l obiettivi e inquadramenti più precisi

Inseriti in tirocini, la formazione dovrà consolidarsi con focus sulla parte tecnica di base, educazione civica, salute e sicurezza sui luoghi di lavoro e formazione professionale specifica. Poi, al termine dell’esperienza i ragazzi potranno decidere di ritornare in Senegal con le competenze acquisite o, chiedere la trasformazione in un permesso di lavoro.
La riduzione del numero di migranti irregolari aumenterà la sicurezza e la legalità; inoltre la collaborazione tra i due Paesi nel campo della formazione e del lavoro contribuirà a costruire relazioni più solide e durature.
L’iniziativa è un esempio di come la collaborazione tra sindacati, enti no profit, aziende e istituzioni pubbliche può dare vita a soluzioni concrete per contrastare l’immigrazione clandestina, fornire una risposta concreta al mismatch che affanna le aziende.

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