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Lunedì 13 Giugno 2022
«Prezzi Alluminio? Aziende a rischio»
Paolo Agnelli guida il gruppo specializzato nella lavorazione del metallo. «Stiamo pagando le mancate scelte energetiche degli ultimi vent’anni»
L’alluminio è sempre più il materiale del futuro ma preoccupa la sua gestione nel presente. Sul mercato è di difficile reperibilità e i prezzi hanno raggiunto vette insostenibili, spinti in primis dai costi energetici.
Ne parliamo con Paolo Agnelli, presidente di Confimi Industria e proprietario di Gruppo Alluminio Agnelli con quartier generale a Bergamo e una trafileria anche a Gordona in provincia di Sondrio. Il gruppo è costituito da 13 aziende per 350 dipendenti e un fatturato aggregato di 160 milioni di euro, impegnate nella lavorazione dell’alluminio, dal riciclo al prodotto finito. Di recente l’imprenditore ha presentato a Lecco il suo libro “Oro Grigio. I Signori dell’Alluminio”, un saggio che ripercorre, attraverso le vicende di quattro generazioni della famiglia Agnelli, la storia industriale e sociale dell’Italia.
Il costo dell’alluminio si mantiene molto alto e le aziende hanno sempre più difficoltà ad avere materiale disponibile. Si corre il rischio di sospensione di produzioni?
In un anno e mezzo il prezzo dell’alluminio è triplicato e sostanzialmente non tende a scendere. Ciò accade anche in virtù del contestuale aumento, ancora molto resistente, del prezzo del gas e dell’elettricità. E si sa che i prodotti realizzati in alluminio hanno bisogno di energia, quindi rispetto ai prezzi di due anni fa continueremo ad avere un prezzo di lavorazione maggiore. Col risultato che la tendenza del semilavorato, del tubo, del profilato che arriveranno prossimamente sul mercato sarà maggiorato dal costo stratosferico dell’energia.
Come si riflette la situazione sulla sua azienda?
Noi abbiamo un aumento del costo dell’energia per 6 milioni di euro, che riportiamo sul mercato dei prodotti con inevitabile contributo al fenomeno inflattivo. Come tutte le imprese, in questa situazione o si chiude o si scarica a valle il costo dell’energia e certamente fra le due ipotesi preferiamo la seconda, restando nell’attesa di capire quali sono i problemi a cui il Governo vorrà dare soluzione considerando, comunque, che alla base c’è un’incapacità dei governi che negli ultimi vent’ anni non hanno saputo risolvere il problema energetico del Paese. Il gas è un fossile che andava sostituito. Una nazione senza autonomia energetica concede spazi enormi di concorrenza sui costi dell’energia e fa perdere ordinativi alle proprie aziende, visto che in questa situazione in cui in Italia tutto è enormemente gravato dai costi dell’energia le imprese preferiscono a prezzi inferiori in Francia e in Spagna con buona pace del nostro Pil.
In base ai suoi rapporti con i clienti quali settori le sembrano in particolare calo di ordini?
Senza dubbio il settore dei serramentisti è particolarmente colpito e ritengo che la causa sia il bonus facciate che ha drogato il mercato. Molti di loro a mio avviso fra un anno chiuderanno per mancanza di lavoro, chi voleva fare i serramenti ormai li ha ordinati e con i prezzi che ci sono altri si fermano.
Non crede ci sia altro oltre ai rincari energetici a spingere i prezzi dell’alluminio?
Penso che gran parte dei rincari sia dovuto all’energia, ma prima ancora abbiamo assistito all’accaparramento di materiale da parte di molte aziende straniere, Cina e India in testa. Da tempo si sa che l’alluminio sarebbe diventato un metallo strategico importante il cui utilizzo spazia in modo immenso dall’aerospaziale alle parabole, ai treni, alle navi, alle biciclette, alle moto, ai serramenti, ai pannelli solari: produzioni che incrociano il tema della transizione ecologica per la quale il nostro Paese si è dato un apposito ministero. Ma le politiche verdi vanno fatte nel momento giusto e considerando il contesto.
Cosa intende?
Ad esempio, se la Polonia fa esplodere da sempre cariche sotterranee per l’estrazione di carbone e non pensa quindi minimamente di fare altrimenti, è evidente che le trafilerie di quel Paese venderanno i loro prodotti a prezzi molto più bassi dei nostri. Quindi chiediamoci qual è lo stato di salute della concorrenza europea, se aziende come le nostre, coi nostri costi, devono essere messe in concorrenza con chi in sostanza se ne frega delle politiche ambientali. Abbiamo concorrenza sleale in casa, al netto di quanto già Cina e India condizionano il mercato europeo. Non abbiamo una politica industriale e nemmeno una politica energetica. Navighiamo a vista mettendo cerotti sui punti sbagliati. Non siamo mai stati male quanto oggi. Continuo a chiedermi come si possa avere detto “no” al prelievo di gas dai nostri pozzi e giacimenti. Certo, Eni e Snam vanno a comprare in Russia con contratti a prezzo triennale salvo rivendere subito il gas al prezzo, più alto.
In sintesi: ci sono molti ordini, alluminio ce n’è poco e costa tanto. Quali sono le prospettive?
In questa situazione gli utili aziendali saranno risucchiati. Chi può trasferire i prezzi sui clienti sopravviverà, ma vediamo già cantieri e aziende che bloccano i lavori. Chi ha faticato a costruire l’azienda fa scelte oculate e se è in condizione di farlo perde un anno di utili pur di evitare di rovinare il proprio mercato. È quello che fanno le aziende famigliari, pmi maggioritarie nel panorama italiano, aziende che portano stabilità e flessibilità. Sono aziende che ora vengono sollecitate dalla politica a implementare l’innovazione digitale ma, di nuovo, la politica mostra di non sapere che già 30 anni fa queste piccole realtà si dotavano dei primi torni a controllo numerico. E gli artigiani, che per pregiudizio sono spesso considerati indietro rispetto ad altre categorie, sono quelli che decenni fa hanno dato il via nei loro laboratori all’applicazione primaria della digitalizzazione. La politica non ci conosce e per le aziende oggi è difficile resistere. Un nostro cliente che fa trasformazione di carrozzeria si è dovuto fermare: ha grandi commesse ma non gli consegnano determinate macchine da lavoro, così ha dilazionato la consegna di ordinativi per 200 tonnellate di materiale.
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