Pnrr, il punto nelle province di Lecco e Sondrio

In Lombardia sono partiti nove cantieri su dieci, ma le difficoltà però non mancano. Luca Fabi, presidente di Ance Lecco Sondrio: «Emerge un elemento che deve far riflettere: il drastico crollo nei primi sei mesi di quest’anno degli affidamenti»

Piano nazionale di ripresa e resilienza: in Lombardia sono partiti nove cantieri su dieci. Le difficoltà però non mancano. A tracciare il quadro sull’attuazione del Pnrr nei territori lombardi è Ance, nell’ambito di un convegno che si è tenuto alla Triennale di Milano.

In provincia di Lecco, nel 2023 sono state aggiudicate 100 gare per un importo di 114 milioni di euro. Nei primi sei mesi del 2024, tuttavia, si osserva un rallentamento dell’espansione del mercato, con un calo degli importi del -10,5% per i bandi e del -76,9% per le aggiudicazioni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Altro dato significativo che emerge dallo studio è il calo del ribasso medio di gara che è passato dal 23% del 2019 al 6,8% nei primi sei mesi del 2024.

Passando agli impatti del PNRR sul mercato delle opere pubbliche, in provincia di Sondrio, la ricerca evidenzia come, nel periodo 2021-24, le opere PNRR-PNC costituiscano il 12% del totale degli importi messi a gara, il 17% in numero, determinando una crescita delle opere medie e grandi. In particolare, stando sul numero di opere, gli interventi di importo superiore a 1 milione passano da un numero medio annuo di 10 bandi nel triennio 2019-2021, a 17 bandi nel 2022, 25 bandi nel 2023 e 16 bandi nei primi sei mesi del 2024. Con riferimento, invece, all’importo, negli ultimi due anni e mezzo, che ha visto la pubblicazione di numerose gare finanziate dal PNRR, l’incidenza degli appalti superiori a 1 milione di euro è pari al 68% del valore del mercato.

«Il convegno – dichiara Luca Fabi, presidente di Ance Lecco Sondrio - ha fatto emergere un aspetto estremamente positivo circa le tempistiche relative all’iter di affidamento dei lavori previsti dal PNRR. A fianco di questo aspetto positivo emerge un altro elemento che deve far riflettere. Mi riferisco al drastico crollo nei primi sei mesi di quest’anno degli affidamenti e alla contemporanea riduzione della percentuale di ribasso sui prezzi a base d’asta. Questi due dati, se letti contestualmente, fanno trasparire uno scarso interesse da parte delle imprese del settore a partecipare agli appalti di molte opere pubbliche. Si tratta di una riflessione che le stazioni appaltanti devono fare propria, ripensando agli investimenti previsti per la realizzazione delle opere pubbliche. Viceversa il rischio è che le gare vadano deserte e le opere restino al palo».

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