Economia / Sondrio e cintura
Giovedì 14 Gennaio 2016
«Pizzoccheri , ricetta solo della Valle»
A Eataly si trovano prodotti fatti in Piemonte, su internet sono proposti quelli fatti in Campania. «Convinciamo negozianti e ristoratori che quelli da mettere in pentola o sugli scaffali sono fatti qui da noi».
Pizzoccheri sì, ma non sono valtellinesi. Alla fine dell’anno di Expo, che ha portato nel cuore di Milano i sapori e la tradizione di questo tipico prodotto della provincia di Sondrio, nel capoluogo lombardo si sono trovati anche – e a volte in luoghi dall’alto valore simbolico – pizzoccheri che non hanno niente a che vedere con la Valtellina.
Un caso esemplare è quello di Eataly, un vero e proprio simbolo del “mangiare italiano, vivere italiano” e per alcuni il più grande “mercato” di cibi di alta qualità a prezzi sostenibili per tutti. Nel negozio e ristorante Milano Smeraldo, un bell’esempio di viaggio nei sapori e nella tradizione del cibo del Belpaese, si trovano confezioni di pasta fresca artigianale con la denominazione “pizzoccheri”.
Tutto bene, se non fosse che si tratta di un prodotto di un’azienda piemontese. Un marchio noto e apprezzato, ma la domanda è inevitabile: cosa c’entrano i pizzoccheri con la provincia di Cuneo? «Noi dell’Accademia ci occupiamo più che altro della preparazione del pizzocchero, però dobbiamo ricordare che stiamo parlando di una ricetta solo ed esclusivamente valtellinese – spiega il presidente Rezio Donchi -. Per risolvere questa situazione, che determina il nostro vivo disappunto, ci vorrebbe un intervento di enti superiori».
Se la scelta messa in campo da parte del produttore e del venditore, è comprensibile, risulta meno chiara la presenza di questo prodotto nel cuore di Milano, soprattutto in considerazione dell’impegno messo in campo per portare (anche) i pizzoccheri sulle tavole dei milanesi e successivamente questa fetta di turisti in provincia di Sondrio.
«Abbiamo seguito la vicenda che ha visto uscire vincitori i produttori valtellinesi su quelli di altre province, ma non basta - ribadisce Donchi -. Nel complesso, se troviamo a Milano pizzoccheri piemontesi ne usciamo deboli, bisognerebbe convincere i ristoratori e i venditori che quelli da mettere sugli scaffali e in pentola sono i nostri. Di fronte a queste situazioni ci vorrebbero delle chiare reazioni da parte del nostro territorio e dei nostri amministratori».
îNon bisogna dimenticare, in questa discussione, che si sta avviando verso una conclusione positiva il percorso finalizzato alla definizione dell’Igp dei “Pizzoccheri della Valtellina”, soprattutto grazie all’impegno del Pastificio di Chiavenna. Certo, nella definizione dell’Igp c’è la “Valtellina” che altrove manca. Ma si parla sempre di pizzoccheri.
Sul web basta una rapida ricerca per rendersi conto che la produzione di pizzocheri (per strada di è persa una “c”) avviene anche in Campania, dove non si nasconde il legame di questa specialità con la Valtellina. Niente “pummarola” per condirli, visto che anche in questo caso si propone la ricetta valtellinese. Oltre al danno, insomma, la beffa.
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