Economia / Sondrio e cintura
Giovedì 21 Febbraio 2019
«Pini, l’operazione è industriale»
L’acquisizione di Ferrarini da parte del Gruppo valtellinese giudicata positivamente dai sindacati. Bermani (Flai-Cgil): «Non si tratta di fondi d’investimento, le due realtà si completano nella filiera produttiva».
Il Gruppo Ferrarini passa al Gruppo Pini e anche il sindacato è fiducioso. Come emerso due giorni fa la società valtellinese, tra i leader a livello europeo nel settore della macellazione suina e uno dei principali player nella produzione di bresaole, con un fatturato superiore al miliardo e 600 milioni di euro, investe nel capitale di Ferrarini spa, storica realtà emiliana nota soprattutto per i prosciutti di alta qualità.
L’accordo tra Ferrarini e il Gruppo Pini, secondo le due società, garantirà continuità occupazionale ai trecento dipendenti degli stabilimenti delle province di Reggio Emilia e Modena, per i quali recentemente non sono mancate le preoccupazioni, e avvierà un progetto di filiera per affrontare i mercati globali, consentendo alla Ferrarini di poter crescere.
Per contro il Gruppo Pini - fondato a Grosotto e presente in Valtellina con uno stabilimento che dà lavoro a 120 persone e ha un fatturato di circa 80 milioni di euro - avrà la possibilità, attraverso la struttura commerciale internazionale di Ferrarini, di allargare la distribuzione della bresaola nei principali mercati mondiali. Un percorso perfettamente in linea con le aspettative delle aziende che compongono il Consorzio del salume valtellinese, sempre più intenzionato a conquistare la clientela di Paesi lontani. Secondo quanto emerso finora, la famiglia Ferrarini continuerà ad avere un ruolo operativo nell’impresa. Gli aspetti societari, invece, non sono ancora noti. L’operazione, di cui infatti non si conoscono ancora i particolari, avverrà attraverso l’apporto di nuove risorse finanziarie nell’ambito di un concordato con continuità aziendale diretta, che verrà presentato all’autorità giudiziaria competente nei prossimi giorni. L’attesa non dovrebbe essere prolungata: le parti stanno ancora lavorando per siglare gli accordi definitivi e lunedì se ne saprà di più.
Ma ormai non ci sono più dubbi: Pini unirà il proprio futuro a quello di Ferrarini e Vismara – storica realtà brianzola – lo farà con il colosso del settore avicolo Amadori. «I due gruppi, Ferrarini e Pini, sono entrambi attivi nell’industria, non si tratta di fondi d’investimento - spiega il segretario generale della Flai-Cgil Marco Bermani -. Per questo c’è il primo parere positivo. La Ferrarini opera nella parte terminale di un ciclo produttivo dove Pini ha altre parti della filiera. Il marchio e la qualità di Ferrarini sono senza dubbio di alto livello». I sindacati hanno già espresso la volontà di incontrare, nel corso del mese di marzo, i rappresentanti delle società. È nota, intanto, la soddisfazione della presidente di Ferrarini spa Lisa Ferrarini, così come quella dei vertici del Gruppo Pini, secondo cui «l’operazione consentirà di poter integrare tutte le fasi del processo produttivo e grazie ai rapporti commerciali con l’estero confidiamo di poter dare un nuovo importante impulso allo sviluppo del marchio Ferrarini sia sotto un punto di vista industriale, sia commerciale».
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