Economia / Lecco città
Mercoledì 11 Novembre 2015
Perotti lascia Renzi, addio consulenza
«Ma è stato un divorzio consensuale»
L’economista lecchese dal 2014 commissario a Palazzo Chigi per la spending review. «Il lavoro che dovevo fare l’ho fatto, ma non ha trovato applicazione nella legge di stabilità»
«È stato un divorzio consensuale. Non ci sono state polemiche di nessun genere». Queste le parole che ci ha detto ieri Roberto Perotti, l’economista lecchese da un anno consulente economico di Palazzo Chigi e commissario alla spending review. Perotti, insieme al deputato dem Yoram Gutgeld, aveva ricevuto dal premier Renzi l’incarico di occuparsi dei tagli alla spesa pubblica dopo l’addio di Carlo Cottarelli. L’ormai ex consulente di Renzi, ha dunque confermato le sue dimissioni anticipate lunedì sera nella trasmissione di Beppe Severgnini «L’erba del vicino».
Gli abbiamo ovviamente chiesto il motivo di questa sua decisione e la risposta è stata lapidaria ma chiarissima: «Come ho già detto, non mi sentivo utile in questo momento. Il lavoro che dovevo fare io l’ho fatto ma non ha trovato applicazione nella legge di stabilità, dunque…». In effetti, nella legge di stabilità mancano i tagli più importanti individuati da Perotti come essenziali, non sono stati toccati i ministeri, le partecipate, gli emolumenti dei dirigenti. Nonostante le dimissioni di Perotti sembrino irrevocabili, non mancano interpretazioni possibiliste, che vedono un suo ritorno nel caso alcune indicazioni venissero recepite in tempi brevi. Ma su questo l’economista lecchese è piuttosto criptico: «Non si può escludere niente, staremo a vedere». Roberto Perotti tornerà, dunque, ad insegnare alla Bocconi? «Per me questo è un anno sabbatico, dunque se ci sarà un mio ritorno alla Bocconi, questo avverrà l’anno prossimo». L’economista della Bocconi è il secondo commissario che lascia dalla nascita del governo Renzi, prima di lui era stata la volta di Cottarelli che aveva lasciato poco più di un anno fa ed era tornato al dipartimento Affari fiscali del Fondo monetario internazionale. Ancora una volta al centro delle divergenze tra il commissario ed il premier è stato il piano di riduzione della spesa pubblica.
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