Economia / Sondrio e cintura
Sabato 07 Maggio 2016
Pensioni flessibili, a Sondrio per ora tanti dubbi
Con Ape la possibilità di anticipare la fine del lavoro con una decurtazione, ma solo per un certo periodo. La soluzione però non piace - Armanasco: «Ci vuole una forma più flessibile e bisogna considerare i lavori usuranti».
«Questa proposta è estremamente limitata. Non è quello che serve per sostenere i lavoratori che non ce la fanno più e per favorire l’ingresso del mondo del lavoro dei giovani».
Ettore Armanasco, segretario provinciale dei pensionati della Cgil, non è soddisfatto dopo gli ultimi annunci di Palazzo Chigi sulle pensioni. Su questo tema il premier Matteo Renzi ha spiegato che il governo si è impegnato a intervenire nella legge di stabilità 2017. Il meccanismo si chiamerà Ape e si potrà anticipare, con una decurtazione economica, l’ingresso in pensione solo per un certo periodo di tempo. Renzi punta sul dialogo con imprese e sindacati e assicura che il meccanismo va incontro a quelli nati nel periodo 1951-53, penalizzati dall’aumento dell’età delle pensioni.
Ma le perplessità dei diretti interessati sono tante e tutte rilevanti. Armanasco, classe 1952, segue questa vicenda sia come dirigente sindacale, sia come lavoratore. «Ancora una volta siamo agli annunci, ma ci sono vari aspetti da chiarire e al momento non possiamo dire che si tratti di passi in avanti concreti. Né per i diretti interessati, né per i giovani. Nelle dichiarazioni di Renzi, ad esempio, non si parla di lavori usuranti. Si ipotizza la penalizzazione per le uscite volontarie, poi ci sono quelli che le aziende vorrebbero mandare in pensione. Ma non si capisce per quali motivi. In funzione delle esigenze delle aziende? Poi serve una forma assolutamente più flessibile, con chiarezza. Deve essere indicata la penalizzazione, sulla base di cui ognuno si fa i propri calcoli. Quello che serve, insomma, è ben altro, non i soliti annunci». Secondo Armanasco un’ipotesi interessante era quella dell’uscita graduale dal mondo del lavoro, con un orario ridotto. «Avrebbe favorito anche la trasmissione di conoscenze fra lavoratori esperti e nuovi arrivati. Chiediamo che si apra un vero e proprio confronto a tutto campo, che non ci si limiti ad annunci come questo. Tra l’altro i lavoratori degli anni ’51-53 ancora attivi sono relativamente pochi».
Tra questi c’è anche il segretario dello Spi, nato nel 1952. «Personalmente dovrei fare un calcolo. Non si dice, lo ribadisco perché è un aspetto cruciale, di quanto sarebbe la penalizzazione. Siamo alla solita politica degli annunci. Se la riduzione fosse del 3% mi interesserebbe, se salisse al 10 o al 15 sarebbe ben più pesante. E poi ci sono i lavori usuranti, non soltanto nei cantieri, ma anche all’interno del pubblico. Molti di loro non riescono più a sostenere i ritmi del lavoro a tempo pieno. Inviterei il legislatore a farsi un giro nelle case di riposo e a osservare le difficoltà di coloro che non ce la fanno più ad alzare carichi. Ne va anche della qualità dell’assistenza».
E a proposito di annunci, secondo lo Spi in provincia di Sondrio non ci sono ancora notizie delle “buste arancioni” con le informazioni sulle pensioni. «Dai nostri iscritti non sono arrivate comunicazioni relative all’arrivo di questa busta. Molti ci hanno chiesto quando arriveranno, ma per il momento non abbiamo alcuna informazione diretta su questa vicenda. Giovedì 19 maggio saremo in piazza del Popolo a Roma per chiedere non solo garanzie ai pensionati di oggi e domani, ma dignità anche a quelli di dopodomani».
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