Pastificio di Chiavenna, Moro cede il 27%
all’azienda australiana San Remo

L’azienda entrerà da gennaio nel network di aziende della Aldino Srl. «Si tratta di una novità nella continuità – spiega Moro - . Abbiamo preteso alcune clausole ben precise che tutelano la storia e la tradizione del pastificio: saranno mantenuti gli attuali dipendenti e la sede in Valchiavenna, io e i miei fratelli rimarremo come management dello stabilimento ed è stato garantito un piano di investimenti adeguato alle sfide che ci attendono»

ll Pastificio di Chiavenna entra nel network di aziende della Aldino Srl. Svolta annunciata ieri dall’amministratore delegato Fabio Moro per lo storico pastificio di famiglia. Non la prima dell’ultracentenaria storia dello stabilimento posto al confine tra Prata Camportaccio e Chiavenna. Si tratta tecnicamente di una fusione, che porterà però la famiglia Moro a cedere il pacchetto azionario di minoranza, il 27 per cento, all’azienda australiana San Remo (ma fondata dalla famiglia Crotti, emigrata da Teglio), realtà leader del mercato orientale. «A metà del decennio scorso - spiega Fabio Moro - ci siamo trovati nella situazione di aver bisogno di ingenti investimenti per dare un futuro all’azienda a fronte di un assetto societario che non li consentiva, caratterizzata da una proprietà divisa in quote tra eredi della famiglia non effettivamente coinvolti nella gestione dell’azienda. Per noi tre fratelli ritirare le quote degli altri rami era economicamente impossibile. Queste quote sono state, quindi, vendute a un fondo di private equity che ci ha consentito di rimanere sul mercato e, anzi, di crescere».

Una situazione che, però, non poteva durare a lungo: «Ho sempre detto che ci serviva un imprenditore e, quindi, ho trovato un contatto che ci ha aperto mercati notevoli». A Est, partendo dall’Australia fino a spingersi nel Sud-Est asiatico. Un’apertura che ha consentito di passare da un fatturato di 13 milioni a uno di 23 e di accrescere il numero di dipendenti da 45 a 70. Ora il passaggio successivo: «Si tratta di una novità nella continuità – spiega Moro - . Abbiamo preteso alcune clausole ben precise che tutelano la storia e la tradizione del pastificio. Saranno mantenuti gli attuali dipendenti e la sede in Valchiavenna, io e i miei fratelli rimarremo come management dello stabilimento ed è stato garantito un piano di investimenti adeguato alle sfide che ci attendono. Per la valle e i nostri dipendenti non cambierà niente».

Il network in cui entrerà lo stabilimento valchiavennasco conta cinque pastifici attualmente in Italia e le prospettive di mercato sembrano essere rosee: «Il mercato orientale è florido. La crescita demografica e il miglioramento delle condizioni economiche spingono una fetta crescente di quelle popolazioni a orientarsi verso la pasta e, naturalmente, la preferenza va ai prodotti italiani. Attualmente abbiamo fin troppo lavoro, tanto che scontiamo problemi nella ricerca di dipendenti. In particolare per quanto riguarda i pastai».

Un problema che sta diventando cronico, ormai, non solo per la realtà valchiavennasca: «Se non si investe e non si innova - conclude Moro - si è destinati a un futuro in declino. Ce ne siamo accorti quando un colosso come Barilla è entrato nel settore dei prodotti per celiaci, che fino a quel momento ci vedeva come azienda leader. Abbiamo cambiato strategia, prima orientandoci verso nuovi prodotti e poi cercando nuovi mercati e i risultati ci hanno premiato». Le novità saranno siglate il prossimo 12 dicembre. E diventeranno operative a partire dal 1° gennaio del prossimo anno. L’amministratore delegato ha già informato di tutto i propri dipendenti, rassicurandoli sul futuro.

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