Economia / Valchiavenna
Giovedì 08 Aprile 2021
Pandemia, persi in un anno
quattromila posti di lavoro
in provincia di Sondrio
L’analisi della Cgil sulla base degli ultimi dati elaborati
«Quasi quattromila posti persi per la crisi e tanti timori per il futuro». È pesante il bilancio dell’analisi curata da Guglielmo Zamboni, segretario generale della Cgil di Sondrio, sulla base dei dati di Anpal servizi rielaborati dal Centro studi della Camera del lavoro di via Torelli.
Segretario, i numeri confermano che è stato un anno terribile.
L’analisi evidenzia la forte contrazione della dinamicità del mercato del lavoro provinciale: le attivazioni passano dalle 34.296 del 2019 alle 25.256 del 2020. Nel 2020 si sono pertanto registrate oltre 9 mila attivazioni in meno rispetto all’anno precedente. Il saldo attivazioni-cessazioni nel 2019 era positivo di 1.678, nel 2020 è negativo di 3.650.
La mancata crescita che si traduce nella perdita di quasi quattromila posti di lavoro è riconducibile alla crisi pandemica e alle conseguenti chiusure decretate, oltre che ai riflessi della stessa sui mercati di riferimento, in particolare quello nazionale.
I posti persi hanno delle specifiche caratteristiche?
La principale motivazione è l’interruzione dei rapporti di lavoro a termine per cessazione degli stessi. Come già evidenziato nelle precedenti analisi, il mercato del lavoro della provincia di Sondrio è caratterizzato da una forte precarietà, solo parzialmente giustificata dalla stagionalità dei vari settori. La forte contrazione evidenziata è riconducibile quasi per intero alla crisi pandemica, in quanto le interruzioni per cessata attività sono minime e hanno inciso per lo 0,42% nel 2019 e lo 0,24% nel 2020.
Q
uali indicazioni emergono a livello di singoli mandamenti?
Registriamo un calo generalizzato su tutti i mandamenti, con quello di Bormio che paga con il calo più significativo perdendo 4.512 attivazioni (-36,79% sul 2019). Sondrio ha 1.399 attivazioni in meno (-18,70%), Morbegno ne ha perse 498 (-23,26%), Tirano 982 (-20,68%) e Chiavenna 649 (-19,29%). Pagano un prezzo elevato anche i mandamenti a minor vocazione turistica.
Che indicazioni si registrano nei vari comparti?
Il settore più dinamico è quello classificato come “Alberghi e ristoranti”. È quello che, per la pandemia, ha fatto registrare il maggior calo passando da 13.2016 attivazioni a 7.553 con un saldo negativo di 5.663 (-42,85%). A seguire c’è il “trasporto e magazzinaggio” con meno 959 (-45,04%) nonostante la crescita della logistica dovuta al commercio on line. Il settore “commercio” perde 874 attivazioni nel 2020 rispetto al 2019 (-45,04%), L’industria fa registrare 565 nuovi contratti in meno (-22,22%). Calano in maniera generalizzata le attivazioni in tutti i settori ad eccezione della pubblica amministrazione, dove però i numeri sono poco significativi: 183 attivazioni nel 2019 e 188 nel 2020 che sicuramente non sono sufficienti a curare il cronico sottodimensionamento del settore.
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