Economia / Sondrio e cintura
Martedì 06 Febbraio 2018
«Opere idrauliche e difesa del suolo
Progetti al palo»
L’allarme lanciato dall’Ordine degli Ingegneri. «Frane e alluvioni non aspettano i tempi della politica. Con la Legge Valtellina tante opere: e le manutenzioni?».
Prevenire è meglio che curare. Il popolare slogan, diventato un tormentone anni fa per la pubblicità di un dentifricio, conserva tutta la sua lapalissiana validità anche nel campo delle opere pubbliche.
Ne è convinto Marco Scaramellini, libero professionista e presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Sondrio, da tempo impegnato a nome di tutti i colleghi in una vera e propria opera di divulgazione per sensibilizzare le amministrazioni pubbliche sul tema della manutenzione del territorio. «Il fatto è che frane e alluvioni non aspettano i tempi della politica» spiega l’ingegnere sondriese che recentemente ha tenuto una relazione dal titolo “La manutenzione delle opere idrauliche e di difesa del suolo” a un seminario della Sev (la Società Economica Valtellinese) alla Sala Vitali del Creval.
Il tema, attuale ovunque, in un ambiente interamente montano come quello di Valtellina e Valchiavenna, presenta delle peculiarità che non possono essere trascurate. Basti pensare ai rischi di frane ed esondazioni di corsi d’acqua, tenendo conto del fatto che i dissesti idrogeologici in Italia riguardano un decimo della superficie del territorio, un’area pari a quella di Sicilia e Liguria sommate.
«I disastri si verificano essenzialmente per due ordini di motivi, uno del tutto imprevedibile, mentre per il secondo i rimedi ci sono - ancora Scaramellini -. Il primo è il meteo, nei confronti del quale si può fare ben poco. Ma il secondo fattore a cui si devono danni e vittime è la mancata manutenzione, e su questo invece si può intervenire. Per questo dico che prevenire è meglio che curare».
I dati parlano chiaro: dal 1945 a oggi in Italia frane e alluvioni sono costati qualcosa come 3 milioni e mezzo di euro all’anno per oltre 4mila eventi. Soprattutto, però, si sono registrate 5.500 vittime, mentre sono 1.500 le persone morte per alluvioni dal 1948 a oggi.
Gli studi su cui si basa la relazione dell’ingegnere del capoluogo evidenziano anche come l’Italia sia uno dei paesi al mondo maggiormente esposti al rischio di frane: delle 700mila censite nell’area dell’Unione Europea, 528mila si sono registrate nella nostra penisola. Ancora più allarmante il fatto che in 1.100 centri urbani siano stati censiti edifici strategici come ospedali, scuole, caserme ecc. che risultano costruiti in aree franose o golenali (quelle vicine alle rive dei fiumi e a rischio esondazione). A fronte di una situazione così poco rassicurante, gli ingegneri lamentano l’immobilità di politica e istituzioni. «Ciascuno di noi provvede alla manutenzione della propria casa, in modo che mantenga la sua efficienza e conservi il proprio valore - osserva il presidente dell’Ordine -. Quando invece si parla di strutture e infrastrutture pubbliche, la logica si ribalta. Non si parla mai di prevenzione e manutenzione, ma sempre e soltanto della costruzione di nuove grandi opere. Nella nostra provincia il fenomeno è diventato evidente dopo l’approvazione della Legge Valtellina: sono state realizzate molte opere, ma si è fatto pochissimo per mantenere in efficienza i manufatti. La legge in sé è stato un ottimo esempio di gestione del territorio e ha portato in Valle ingenti risorse. Ora però le risorse sono finite e si teme per il futuro».
Qualcosa sembrava che si fosse mosso quando, recentemente, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, assieme ai rappresentanti delle altre professioni tecniche, era stato contattato dal Governo per la realizzazione di “#Italiasicura”, progetto di studio nato proprio con l’obiettivo di individuare le linee guida da seguire per diminuire i rischi di esondazioni e di frane. E alla definizione delle linee guida si è in effetti arrivati. Peccato però che, al momento, lo studio sia rimasto lettera morta e che alle intenzioni non siano ancora seguite delle iniziative concrete. «Purtroppo quello che constatiamo in questo ultimo periodo alimenta diverse perplessità sul lavoro di #Italiasicura - conclude Marco Scaramellini -. A questo punto la politica deve prendere un impegno serio davanti alla nazione, nella speranza che i temi legati alla sicurezza in rapporto ai fenomeni naturali restino estranei alla competizione elettorale. È il caso di precisare che l’invito che rivolgiamo alla politica va direttamente al Governo e non ai rappresentanti degli enti locali che devono fare i conti con i continui tagli alle proprie risorse imposti dall’alto».
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