Nella terra di mezzo
Confindustria c’è
«Cambiamo l’Italia»
La convention. Lecco e Sondrio alla “prima” insieme
Maggi: «Questa politica non ci rappresenta più»
A Colico. La prima assemblea di Confindustria Lecco e Sondrio si è tenuta all’Inaer di Colico. Colico, paese di confine tra il Lecchese e la Valtellina. Terra di eccellenze produttive: nell’area industriale sono concentrate le imprese del distretto delle valvole petrolifere, vendute in tutto il mondo. Terra di lago e di montagne che Matteo Renzi - nel messaggio audio all’assemblea - ha definito «amate dagli scout».
Assemblea grande nei numeri (più di cinquecento le persone accreditate) e negli spazi (l’hangar degli elicotteri), espressione di due territori che Renzi ha elogiato «per laboriosità», capacità imprenditoriali e di innovazione grazie alle quali riescono ad esprimere «tante eccellenze del made in Italy». Alcuni di questi campioni dell’economia ieri erano a Colico. Romeo Sozzi, della Promemoria di Valmadrera, esporta in tutto il mondo mobili da design. Luciano Sanguineti, della Atv di Colico, vende le valvole petrolifere a tutte le compagnie dell’oil & gas. Giovanni Battista Limonta sta rifacendo il terreno in erba sintetica del Santiago Bernabeu (lo stadio del Real Madrid). Ne abbiamo citati tre, di settori e mercati molto diversi. A testimonianza della vivacità e varietà produttiva del Lecchese e della Valtellina, dove fioriscono le eccellenze dell’alimentare (la stessa Cristina Galbusera, vice presidente di Confindustria Lecco e Sondrio guida l’impresa dolciaria dal marchio notissimo). Sono numerose le imprese lecchesi e valtellinesi che concorrono a fare dell’Italia il quinto paese manufatturiero al mondo (ha ricordato all’assemblea Marco Fortis, direttore della fondazione Edison).
Confindustria Lecco e Sondrio ha scelto come tema dei lavori “l’Italia che cambia”. «Il mio chiodo fisso - l’ha definito Renzi - il Governo ce la sta mettendo tutta per cambiare». Cambiare, innovare, riformare. Concetti ripresi anche da Roberto Maroni che ha ricordato l’impegno della Regione per coprire «al 97% il territorio lombardo con la banda larga e ultralarga. Uno strumento che può aiutare l’impresa a svilupparsi anche nei territori impervi e difficili da raggiungere».
Cambiare significa riformare le regole e la macchina statale. Nell’audio messaggio, Renzi ha ricordato il Jobs act, promosso dagli imprenditori ma bocciato in toto dalla Cgil e in alcune parti (ad esempio, i controlli a distanza dei dipendenti) da Cisl e Uil; e il taglio dell’Irap sulla componente lavoro. «Siamo impegnati - ha sottolineato Renzi - a realizzare la riforma della pubblica amministrazione e del fisco».
A proposito di pubblica amministrazione, Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, nella tavola rotonda che ha chiuso i lavori dell’assemblea, non ha usato giri di parole o metafore: «Il nostro è un Paese che dice che elimina le Province, e poi dipendenti e consiglieri sono ancora tutti lì». Il numero uno di via dell’Astronomia ha insistito: «La spending review sta diventando una farsa, ho incontrato chi se ne occupa e mi ha detto che in questo Paese è difficile farla salvo pochi casi virtuosi». Uno di questi, a suo avviso, è «la Regione Lombardia».
Anche Giovanni Maggi, presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, nella relazione ha dato una stoccata alla politica, a questa politica: «È sotto gli occhi di tutti che i cittadini non si riconoscono più nella vecchia politica e negli schemi del passato. E le incredibili percentuali di astensione dal voto la dicono lunga sulla fragilità del sistema politico attuale». Quasi in risposta a queste parole, nell’audio messaggio Renzi rivolto agli imprenditori ha detto: « Dateci una mano per cambiare davvero il nostro Paese tutti insieme e ridargli le prospettive che merita».
E la ripresa economia c’è o no? Squinzi ha avvertito: «C’ è una ripresina che, tra l’altro, è dovuta a fattori esterni come il calo del dollaro e la liquidità immessa nel mercato da Draghi, mentre il mercato interno è ancora fermo». Mentre per ridare fiato all’economia e ai consumi interni servono riforme che incidano sulla spesa pubblica e che, di conseguenza, alleggeriscano la pressione fiscale su imprese e cittadini.
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