Economia / Sondrio e cintura
Sabato 22 Aprile 2017
«Nei meleti di Ponte gelo anche in quota
Perso fino al 50%»
Sandro Bambini parla della produzione colpita dall’ondata improvvisa di freddo dal Nord Europa. «Quest’anno sotto zero per ben tre notti di seguito».
«Il danno prodotto dalla gelata che, per tre notti di seguito, ha colpito i meleti sarà importante e ballerà fra il 30 e il 50 per cento della produzione». Con i suoi 18 ettari di meleti coltivati nella zona di Ponte in Valtellina, il frutticoltore Sandro Bambini ha l’occhio lungo in materia di mele. Per fortuna le previsioni meteorologiche danno un aumento delle temperature per il ponte del 25 aprile e poi, la prossima settimana, anche l’arrivo delle tante attese piogge.
Intanto, però, bisogna fare i conti con i problemi provocati da questo tempo sempre più imprevedibile. «Da venticinque anni non vedevo una gelata primaverile di questo tipo - commenta Bambini -, nel senso che qualche volta è capitato nella zone di fondovalle, mi riferisco alla Fiorenza e all’area intorno alla sede della cooperativa di Ponte, ma questa volta il fenomeno ha interessato anche le quote più alte, verso i 550 e 600 metri di quota. A ciò si aggiungono l’aria fredda da Nord e temperature rigide per tre giorni consecutivi. Anche questa mattina le temperature erano sotto zero, fra i -2 e i -3 gradi centigradi».
Ma concretamente, visto che la fioritura è ormai finita, cosa è successo alle piante? «Adesso siamo in una fase con presenza sul meleto di meline di un centimetro, ricche di acqua e attaccabili facilmente dal gelo. In sostanza i frutti si sono gelati, non tutti ovviamente. Dipende dall’esposizione e dall’altezza del terreno. I frutti più vicino al terreno, dove è più freddo, sono stati compromessi. Per cui ci saranno situazioni disomogenee all’interno del frutteto. Le mele molto danneggiate cadranno, altre invece presenteranno cinghiature, ovvero un anello di ruggine che fa tutto il giro sulla buccia. Ci si troverà con mancanza di produzione sulle piante, frutti segnati con placche di ruggine e altri frutti, quelli della parte alta della pianta, che si sono salvati». E non si può neppure parlare di una sorta di “dirado” naturale - operazione che gli agricoltori devono sempre fare -, perché il dirado «consiste nel togliere i frutti con una distribuzione regolare sulla pianta - aggiunge il frutticoltore pontasco -, mentre la gelata ha diminuito il numero delle mele in modo disomogeneo, attaccando in particolare la parte bassa».
Conferma il grave danno alla frutticoltura valtellinese anche il presidente di Melavì, Bruno Delle Coste. «Il danno sarà pesante indubbiamente, verranno a mancare quintali di mele a Melavì - dichiara Delle Coste -. Non mi sbilancio a dare numeri e percentuali per ora. Preferirei attendere di capire meglio, dopo quattro o cinque giorni dalla gelata, come si comportano le piante. Sicuramente bisogna andare indietro con gli anni per trovare un’altra calamità di questo tipo. Mi ricordo la grandinata della primavera del 1991 e alcune gelate, ma limitate ad una notte. Questa volta, invece, si sono ripetute per tre notti. Oggi (ieri) le temperature sembrano al rialzo e la fase critica dovremmo averla superata. Forse nella zona di Villa e Bianzone, dove è attivo l’impianto antibrina, il problema sarà inferiore, ma nel Pontese e in Alta Valle sicuramente i meleti sono stati colpiti duramente».
Un aggiornamento relativamente ai vigneti viene fornito dal direttore della fondazione Fojanini, Graziano Murada. «La terza ondata di freddo ha colpito anche i terrazzi pianeggianti al di sopra del piede di versante, primo e secondo terrazzo a salire - afferma -. Questo su quasi tutta la fascia vitata da Ardenno a Tirano. Anche se, rispetto alle giornate precedenti, le aree più colpite nella notte si riscontrano nei comuni di Teglio, Bianzone, Villa di Tirano e Tirano. Al di sopra del secondo terrazzo oltre il piede di versante, dove sono poste le aree più pregiate Docg, i danni sono limitati e sporadici».
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