Economia / Sondrio e cintura
Venerdì 12 Dicembre 2014
Mobilità bloccata, Rigamonti in bilico
Mancano ancora più di venti lavoratori all’appello e pare che di volontari non ce ne saranno più. Pellero: «Se non si rispetta l’accordo, si rischia di mettere in pericolo un numero maggiore di posti».
Mancano più di venti lavoratori all’appello della mobilità. Ma di volontari per ora non ce ne sono e tutto lascia pensare che non ce ne saranno più. E adesso la dirigenza aziendale parla chiaro: o la partita si chiuderà in tempi brevi, o si rischieranno altri posti. Si complica la situazione del salumificio Rigamonti in crisi da più di un anno.
La procedura di mobilità finalizzata alla definizione dei 108 esuberi è aperta e dovrà essere chiusa entro Natale. «Da un certo punto di vista è stato fatto un buon lavoro – spiega dai vertici aziendali Attilio Pellero -. La maggior parte delle eccedenze è stata gestita senza particolari problemi. C’erano tutti i presupposti per arrivare a un accordo ampio. Purtroppo abbiamo registrato degli intoppi, anche a fronte della disponibilità dell’azienda a differire nel tempo le uscite. Ci confronteremo con il sindacato per vedere se ci sono opportunità di assistere a sviluppi positivi. Siamo molto sorpresi di questa evoluzione, anche perché la tempistica è nota dallo scorso gennaio, si sapeva di dovere chiudere entro dicembre». L’azienda non comprende l’utilità di questa posizione che mette in pericolo il piano e rischia di fare aumentare il numero delle eccedenze rispetto alla nota quota di 108 esuberi preventivati. «Avevamo puntato alla crescita dei volumi, se invece vengono meno i patti sottoscritti, l’azionista potrebbe decidere o di dimensionare l’azienda su volumi minori, oppure di spingere di più sull’innovazione tecnologica. C’è il rischio di assistere a un clamoroso autogol che nel complesso i lavoratori della Rigamonti, a questo punto, non si meritano, anche perché il numero delle persone che devono uscire è molto ridotto. Stiamo parlando di una ventina di unità o poco più. Allargare questo numero sarebbe una follia. Faremo un passaggio con i lavoratori perché riteniamo che il quadro non sia chiaro. Poi bisognerà arrivare a una conclusione. Altrimenti, se non si rispetta l’accordo, si rischia di mettere in pericolo un numero superiore di posti di lavoro».
Il sindacato è perplesso.«Abbiamo vissuto un anno caratterizzato da un lavoro intenso, ma non è servito a salvare i posti di lavoro: nonostante la previsione di questo epilogo, i dipendenti sono scoraggiati e questo secondo noi spiega la situazione attuale – rileva Vittorio Boscacci dalla Flai-Cgil -. Riteniamo di pensare che, probabilmente, di uscite volontarie a questo punto non ce ne saranno più. Ad alcuni tocca il compito di lavorare con il massimo impegno fino alla fine, e forse addirittura oltre, senza però avere prospettive diverse dal licenziamento. I dipendenti ci hanno fatto capire che non sono le poche migliaia di euro di incentivo a fare la differenza, quindi difficilmente sceglieranno di licenziarsi volontariamente. Da parte nostra, si era chiesto di fare lavorare queste persone almeno per il 2015».
Per quanto riguarda la scelta dei dipendenti candidati al licenziamento, «sappiamo che si dovrà tenere conto dei parametri previsti dalla legge».
Il sindacato avrebbe giudicato positivamente anche l’utilizzo di un’altra fase di ammortizzatori. «Ad esempio, ci riferiamo alla cassa integrazione ordinaria che avrebbe dato un po’ di respiro. Purtroppo non c’è stata questa opportunità. Ci è stato detto che questo percorso è finalizzato a salvare l’azienda e magari in futuro anche a vedere crescere di nuovo l’occupazione. Ma sarebbe spiacevole, dopo questa drammatica riduzione del numero di dipendenti, assistere all’assunzione di manodopera con altre tipologie contrattuali». I toni tra le parti restano cordiali, ma ora dopo mesi di sostanziale collaborazione dirigenza e sindacato esprimono visioni differenti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA