
Economia / Sondrio e cintura
Sabato 08 Marzo 2025
Mainetti, Valtecne: «L’offerta sulla Bps? Così si indebolisce tutta l’economia locale»
Paolo Mainetti, amministratore delegato di Valtecne Spa, azienda quotata in borsa dal 2023 situata a Berbenno di Valtellina, commenta la possibile fusione tra Bps e Bper: «Colpite le imprese ma anche la clientela tradizionale»
Berbenno
Paolo Mainetti, 52 anni, è amministratore delegato di Valtecne Spa azienda quotata in borsa dal 2023 (unica azienda valtellinese non bancaria a esserlo) situata a Berbenno di Valtellina, che opera nel settore della meccanica di alta precisione per dispositivi medicali e applicazioni industriali la cui moderna sede è a un tiro di schioppo dal capoluogo valtellinese e attualmente dà lavoro a 230 dipendenti. Si tratta, dunque, di un’importante realtà occupazionale dell’intero territorio provinciale.
E chi la guida è quello che si definisce, senza tema di smentita, un imprenditore di successo che ha seguito le orme paterne, di papà Vittorio attualmente presidente, 83 anni, sviluppando ulteriormente le potenzialità dell’impresa. Mainetti interviene nel dibattito che, da qualche tempo, si è acceso sul futuro della Banca Popolare di Sondrio, l’istituto guidato dal consigliere delegato e dg Mario Alberto Pedranzini e dal presidente Francesco Venosta, che proprio di recente ha toccato nuovi record nel bilancio e fa sempre più gola ai colossi bancari nazionali.
«In queste ultime settimane - afferma Paolo Mainetti - si torna a parlare con insistenza della possibile fusione tra Banca Popolare di Sondrio e Bper. Un’operazione che, se concretizzata, rischierebbe di compromettere in modo irreversibile un modello di successo unico nel panorama bancario italiano e, soprattutto, un patrimonio fondamentale per il nostro territorio valtellinese e valchiavennasco».
Non è come tutte le altr e
Cosa non la convince di questa eventuale operazione? «Come imprenditore valtellinese, non posso che esprimere forte preoccupazione. La Bps non è una banca come le altre. È una realtà costruita sulle imprese, con una filiera decisionale corta, filiali dotate di grande autonomia e un personale motivato, coeso, che lavora con uno straordinario senso di appartenenza. Questo modello si traduce in efficienza reale, in risposte rapide e concrete, in una capacità di affiancare le aziende che va ben oltre la mera erogazione di servizi finanziari. È un alleato strategico per chi, come noi, compete ogni giorno sui mercati nazionali e internazionali».
E gli effetti, dunque, sarebbero chiari, secondo l’imprenditore di Berbenno, se questo progetto andasse in porto. «Distruggere questo equilibrio - afferma ancora Mainetti - significherebbe indebolire l’intero tessuto produttivo locale. La prospettiva di vedere Bps assorbita all’interno di un modello più standardizzato e centralizzato, con procedure sicuramente più rigide e minore autonomia operativa, rappresenta un rischio concreto per chi fa impresa. Sappiamo bene quanto sia fondamentale avere interlocutori bancari che conoscono a fondo il territorio, capaci di agire con tempestività e competenza senza dover attendere decisioni prese a centinaia di chilometri di distanza».
Rapporto speciale
C’è un altro fattore che dovrebbe indurre a una profonda riflessione: «Ma non sono solo le imprese a rischiare di pagare il prezzo di questa operazione. La Popolare di Sondrio ha costruito, negli anni, un rapporto speciale anche con la clientela privata, fatta in larga parte da persone che chiedono fiducia, attenzione e rispetto delle proprie abitudini. È una clientela storica, spesso affezionata a un modo di fare banca che privilegia il lato umano e la sostenibilità delle proposte rispetto alle logiche commerciali aggressive. Introdurre pratiche forzate di vendita di prodotti o rivoluzionare, in modo drastico, l’offerta e le modalità di relazione sarebbe un errore gravissimo, capace di minare un legame consolidato e di altissimo valore».
E aggiunge: «A rendere tutto ciò ancora più paradossale c’è un fatto evidente, la Popolare di Sondrio non è una banca in difficoltà da ristrutturare. È una realtà efficiente, solida e redditizia, che ha saputo adattarsi ai cambiamenti del mercato senza snaturare la propria identità». Mainetti, infine, sottolinea che «difendere la Bps oggi significa difendere la Valtellina. Significa tutelare un modello che funziona, che genera valore, che ha saputo crescere con equilibrio, senza mai perdere di vista il territorio e le sue specificità. Ogni operazione di consolidamento bancario dovrebbe avere come priorità la valorizzazione delle eccellenze locali, non il loro annullamento dentro schemi impersonali e lontani. Chi conosce davvero questa terra sa quanto contano le relazioni umane, la conoscenza reciproca, la capacità di fare squadra. La Bps ne è da sempre una testimonianza concreta. Preservarla è un dovere per tutti noi».
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