Economia / Sondrio e cintura
Venerdì 19 Novembre 2021
L’unione fa la forza
Intesa per la bresaola
Siglata ieri l’intesa tra quattro produttori
Rigamonti, Fratelli Beretta, Del Zoppo e Panzeri
Si punta una filiera garantita almeno di 1.500 tonnellate
Millecinquecento tonnellate di bresaola con carne italiana all’anno. Prosegue con questo obiettivo l’impegno di Rigamonti per lo sviluppo della filiera 100% nazionale.
Dopo l’accordo storico con Coldiretti siglato nel 2017 - che ha dato vita alla prima Bresaola certificata 4IT realizzata con bovini, nati, allevati, sezionati e lavorati in Italia - il leader mondiale nella produzione di questo salume fa squadra con i salumifici Fratelli Beretta, Del Zoppo e Panzeri. L’intesa – siglata ieri a Roma nel corso del XIX Forum Internazionale dell’Agroalimentare della Coldiretti – ha l’obiettivo di ampliare su scala nazionale l’impiego di carne da filiera controllata e garantita 100% made in Italy ad almeno 1.500 tonnellate.
«Un percorso inclusivo»
Una quantità pari al 10% della produzione di Bresaola della Valtellina Igp, che consentirebbe di raggiungere i volumi necessari per avere un peso significativo sul mercato.
A esprimere soddisfazione per questo ulteriore passo in avanti è il manager che ha guidato, dopo un periodo difficile, la crescita del principale attore di questa partita, il Salumificio Rigamonti. «Siamo molto soddisfatti di aver coinvolto, in un progetto che ci ha visto pionieri nel 2017, un importante gruppo di produttori che, con noi, oggi esprime circa il 60% del mercato Bresaola della Valtellina – sottolinea l’ad Claudio Palladi -. È un percorso inclusivo e aperto: intendiamo allargare il più possibile la base di questa filiera ai piccoli produttori artigianali del territorio e a quelli associati al Consorzio della Bresaola della Valtellina Igp».
«La filiera 100% italiana- continua Palladi- è una sfida complessa, in cui abbiamo fortemente creduto e su cui abbiamo investito fin dal principio. Ma occorre fare sistema». Ad oggi Rigamonti, grazie alla sinergia avviata con Coldiretti nel 2017, è arrivata a lavorare circa 500 tonnellate di carne italiana, pari al 4% della propria produzione. «Ma sono convinto che Rigamonti potrà arrivare alle mille tonnellate – prosegue Palladi -. Con la messa a regime della filiera della Fassona Piemontese, arriveremo – entro il 2023 - a preparare con carne italiana il 10% delle 60mila bresaole da noi prodotte ogni settimana».
Riconoscimento Igp
Tra gli obiettivi c’è anche quello di gettare le basi per un piano di condivisione di un disciplinare di produzione per un prodotto di carne da filiera 100%.
«Il percorso che stiamo intraprendendo – rimarca Palladi - non intende porsi in contrapposizione al riconoscimento Igp. È uno scenario possibile grazie al successo della Bresaola della Valtellina Igp e all’impegno dei produttori nella valorizzazione e nella promozione di un prodotto tutelato, amato da 8 italiani su 10, che ha ricadute importanti sull’economia del territorio valtellinese».
La filiera italiana secondo l’ad del Salumificio Rigamonti è una nicchia che può e deve crescere. «Ma va tenuto presente che i quantitativi di carne italiana destinati alla bresaola, oggi pari al 4-5% della produzione, difficilmente saranno in grado di soddisfare l’intero mercato in termini quantitativi». Oggi, insomma, senza la materia prima estera non esisterebbe il distretto valtellinese di produzione della bresaola.
«Quello che conta è il percorso di qualità totale intrapreso nella selezione della carne, che sia estera o italiana, nella scelta di fornitori certificati, unito alla volontà ormai inequivocabile, da parte dei produttori, di valorizzare le razze italiane». Si tratta di due concetti non in antitesi, secondo Palladi, ma che vanno di pari passo. «E il concetto di qualità certificata dovrà essere anche al centro di questo nuovo percorso verso una Bresaola italiana certificata», è il punto di vista dell’ad della società di Montagna in Valtellina di proprietà del Gruppo Jbs.
© RIPRODUZIONE RISERVATA