Economia / Sondrio e cintura
Venerdì 05 Dicembre 2014
Ludopatie, allergeni, olio: una selva di adempimenti per i pubblici esercizi
«Nel solo primo semestre del 2014 in Italia hanno chiuso 5mila pubblici esercizi, una fetta pari all’1% del totale. Sulle difficoltà delle nostre imprese ha pesato e continua a pesare la crisi in atto, che ha tra i suoi indicatori più allarmanti la disoccupazione al 12,6% (il 40% a livello giovanile), 6 milioni di italiani in condizione di povertà e un crollo del 10% del potere d’acquisto delle famiglie negli ultimi 7 anni».
Lino Enrico Stoppani, al suo terzo mandato consecutivo quale presidente nazionale della Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), martedì è stato ospite d’eccezione dell’assemblea dell’Associazione Pubblici Esercizi della provincia di Sondrio, attiva all’interno dell’Unione Cts e presieduta da Piero Ghisla (anch’egli di recente confermato nel consiglio nazionale Fipe).
Presenti numerosi operatori dei pubblici esercizi provenienti dalle varie zone del nostro territorio, l’incontro è stato l’occasione per analizzare l’andamento del settore, evidenziandone le criticità ma anche i punti di forza e le possibili vie d’uscita. Il presidente Stoppani ha passato in rassegna con estrema attenzione tutte le problematiche che vanno a incidere sul lavoro quotidiano degli imprenditori del comparto e che, come hanno sottolineato il presidente provinciale Ghisla e la presidente dell’Unione Loretta Credaro intervenuta all’assemblea della categoria, sono molto sentite anche nella nostra realtà.
Ad accompagnare Stoppani nella trasferta in Valtellina, il direttore generale Fipe Marcello Fiore, che si è soffermato sugli aspetti più tecnici e burocratici, fornendo preziosi chiarimenti agli operatori, in merito ai quali è intervenuto anche il funzionario dell’Unione Mauro Romeri. Davvero sterminata la carrellata degli adempimenti, vecchi e nuovi, a cui i pubblici esercizi devono sottostare.
Tema scottante è il proliferare di feste, sagre e manifestazioni, una vera e propria criticità per il nostro territorio. «Regione Lombardia – ha ricordato Romeri – sta legiferando per regolamentare la materia, ma lo sta facendo con il progetto di legge n. 172, che, a giudizio dell’Unione, è troppo blando e rischia di vanificare nei fatti l’obiettivo di introdurre un serio ed efficace principio di regolamentazione».
A tale riguardo l’Unione Cts ha fatto pervenire all’Unione Regionale le proprie osservazioni, sottolineando una volta di più che chiunque (pseudo associazioni no profit comprese) organizzi sagre e manifestazioni in genere per ‘fare cassa’ deve rispettare le leggi come tutti gli operatori e pagare come loro le tasse, senza sconti per nessuno, nonché ottemperare alle norme igienico-sanitarie e in materia di sicurezza a cui devono invece scrupolosamente attenersi i negozianti, i pubblici esercenti e i ristoratori. L’Unione ha sottolineato anche la necessità che venga stabilito un numero limitato di sagre e manifestazioni da effettuarsi annualmente nell’ambito dei singoli territori comunali.
Formazione ed etichettature
Ma arriviamo ai provvedimenti burocratici di più stringente attualità, come l’obbligo formativo in merito alle ludopatie, appena introdotto a carico degli operatori dei pubblici esercizi che detengono gli apparecchi da gioco.
La categoria deve fare altresì i conti con numerosi adempimenti in materia di igiene e sicurezza alimentare, comprese le nuove disposizioni sull’etichettatura degli allergeni previste dal regolamento Ue 1169/2011, disposizioni che entreranno in vigore a partire dal 13 dicembre di quest’anno a carico non solo dei pubblici esercizi quali bar e ristoranti, ma anche di tutti gli operatori del settore alimentare in genere.
«In Italia – ha puntualizzato il direttore generale Fipe Marcello Fiore – ci sono 8 milioni di allergici e 12 milioni di persone che hanno problemi con il cibo: trasformiamo la burocrazia sugli allergeni in un’occasione per attirare i clienti nei nostri locali proponendo loro cibi salubri, attrezziamoci perché le persone possano entrare con fiducia nei nostri pubblici esercizi».
Infine, non poteva mancare un cenno alla Legge 161/2014 che, entrata in vigore il 25 novembre scorso, introduce nuovi obblighi per i pubblici esercizi in materia di olio di oliva vergine ed extravergine messo a disposizione della clientela.
I dispositivi antirabbocco
In sostanza, la nuova norma impone che gli oli di oliva vergini devono essere presentati al cliente in contenitori regolarmente etichettati e forniti di un idoneo dispositivo di chiusura in modo che il contenuto non possa essere modificati. Gli esercenti, quindi, sono obbligati a utilizzare contenitori monouso (es. bustine) o bottigliette antirabbocco etichettate, per evitare l’alterazione del contenuto indicato in etichetta, pena una sanzione amministrativa da mille a 8mila euro. A tale riguardo, è stato però precisato che attualmente le bottiglie di olio con dispositivi antirabbocco non sono reperibili e, pertanto, i pubblici esercizi non hanno al momento la possibilità di adempiere a tale obbligo.n
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