L’osservatorio Cisl. Vertenze aziendali in diminuzione
Bilancio In un anno sono stati seguiti 3300 lavoratori, l’assistenza ha consentito di recuperare 8,6 milioni. Sono in calo anche i numeri delle sentenze di fallimento
Quasi 8,6 milioni di euro recuperati per gli oltre 3.300 lavoratori assistiti. Il lavoro dell’ufficio vertenze della Cisl Monza Brianza Lecco nel 2022 è stato intenso e proficuo, anche se in calo rispetto agli anni scorsi.
Entrando nel dettaglio dei due territori, a fare la parte del leone è il Monzese, cui sono riferite 1.848 pratiche per un totale di circa 6 milioni di euro. Lecco, invece, ha fatto registrare assistenza a 1.480 persone, per le quali sono stati recuperati 2,5 milioni di euro. Nel complesso, 5,8 milioni sono relativi a pratiche di fallimento, mentre 2,7 milioni per vertenze.
«Il nostro è un osservatorio interessante – ha commentato Antonio Mastroberti, responsabile del servizio -, che incrocia migliaia di lavoratori: quelli che aprono pratiche sono circa 3.500, ma ne incontriamo molti di più. Il mercato del lavoro è molto cambiato in questi ultimi anni: è diventato più dinamico di quanto non fosse prima, anche in funzione del significativo aumento delle dimissioni e dei cambi di lavoro che abbiamo riscontrato e che dimostra come il paradigma del dipendente legato all’azienda dall’inizio della carriera fino alla pensione di fatto sia venuto meno. I millennials hanno una cultura del lavoro molto diversa dai boomers: cercano un’occupazione che non sia omnicomprensiva, ma che consenta una maggiore conciliazione tra la professione e gli altri interessi e attività del singolo. C’è anche una smaterializzazione del lavoro: lo consideravamo un fatto più fisico, ma è profondamente cambiato anche sotto questo aspetto, tra e-commerce, smart working e nuove mansioni».
Da notare, nel trend rilevato lo scorso anno, la diminuzione del contenzioso, rispetto al periodo prepandemico, seppure in lieve incremento a livello tendenziale. Le vertenze sono infatti diminuite di circa un quarto, passando dalle 807 del 2018 alle 680 dello scorso anno (820 nel 2019, 605 nel 2020, 655 nel 2021).
«Oggi sempre più i lavoratori invece di rivendicare e aprire un contenzioso, quando riscontrano il venir meno di un diritto trovano soluzioni diverse. Registriamo infatti un elevato numero di conciliazioni, perché sempre più si cerca, e si trova, un accordo. Questo è però anche l’effetto di modifiche legislative che negli anni hanno ridotto i diritti. In particolare è stato quasi annullato il contenzioso per i contratti a termine, perché le normative hanno di fatto liberalizzato questo tipo di contrattazione (fino a dodici mesi non è più obbligatoria la causale). In questo senso, preoccupa che il ministro del Lavoro sembra voler ulteriormente favorire la liberalizzazione di questo tipo di contratto, quando invece siamo convinti che per porre fine all’ampio precariato che abbiamo nel Paese sia necessario intervenire per limitare l’uso a termine dei lavoratori, specialmente nelle fasce più giovani».
Un forte calo è stato registrato anche in relazione ai lavoratori coinvolti in aziende fallite o in procedura concorsuale. «Dal 2015 il numero di imprese fallite si è ridotto in modo considerevole, praticamente dimezzate. L’anno scorso si è registrata una ulteriore contrazione del 20%. È un segnale positivo: nonostante - conclude l’economia abbia problemi, le aziende tengono».
Un elemento di preoccupazione è invece legato alle novità in termini di legge fallimentare. «È stata introdotta una serie di procedure, prima di arrivare alla effettiva liquidazione, che rischia di rallentare la possibilità per i lavoratori di recuperare i crediti».
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