L’economista lecchese Perotti: «I dazi di Trump, mossa avventata e pericolosa. Rischio recessione mondiale»

Lecco

«I dazi applicati oggi da Trump sono maggiori di tutti quelli che abbiamo sperimentato nell’ultimo secolo, inclusa la grande depressione del 1929. Ora è importante comprendere se persisteranno su questi livelli oppure se nelle intenzioni di Trump sono uno strumento negoziale. Se persistono c’è il rischio reale di una recessione prolungata senz’altro negli Stati Uniti e, di riflesso, ovunque».

Lo afferma Roberto Perotti, classe 1961, economista di vaglia, professore ordinario in Università Bocconi e già consulente, fra l’altro, per la Bce, per Banca d’Italia, per la Banca Mondiale e per il Consiglio dei governatori della Federal Reserve, oltre che consigliere del Governo Renzi dal settembre 2014 a dicembre 2015 e, oggi, candidato da Assogestioni per il Cda di Generali in programma il 23 e 24 aprile.

La grande questione dunque sta dunque in quella che è una previsione difficilissima sulla direzione che prenderanno i dazi, i quali «sono una decisione autonoma di Trump, contraria ai consigli di molti suoi collaboratori. E’ possibile che Trump voglia mantenere questi dazi per sempre, oppure che fra un mese e anche prima inizi a smantellarli. Di certo se vengono mantenuti così i riflessi sull’economia reale saranno molto pesanti».

Circa la risposta dell’Unione Europea, secondo Perotti questa «può fare ben poco. Impossibile fare stime su quello che accadrà. Tutto dipende da Trump. E’ molto difficile cercare di interpretare cosa passi nella mente di un narcisista sociopatico in preda a delirio di onnipotenza».

Sui cinquanta Paesi che secondo l’amministrazione statunitense sarebbero già in fila per trattare Perotti aggiunge che «l’idea che Trump abbia fatto tutto ciò per soddisfare il suo ego di capo del Paese più potente del mondo, con la fila per andare a trattare, sarebbe l’ipotesi migliore. Non escluderei che questa sia la ragione principale delle sue mosse. Purtroppo fra i suoi consiglieri, escludendo la maggior parte dei quali matti come lui, alcuni non sono riusciti a dissuaderlo».

Vista la risposta delle Borse mondiali ora le incognite pesano sugli investimenti. Per quelli che riguardano i piccoli risparmiatori l’economista non dà consigli per i risparmi, a parte la solita raccomandazione di astenersi da reazioni emotive: «Certo che – aggiunge in proposito – chi si fosse fatto prendere dall’emozione pochi giorni fa avrebbe risparmiato una barca di soldi, evitando il tracollo delle Borse».

Considerando l’allocazione tipica degli investimenti con un 60% di azionario e un 40% di obbligazionario, Perotti ricorda che i titoli di Stato sono tipicamente una forma di assicurazione contro la recessione, ma «in questo caso ciò non è neanche ovvio che accada, perché se l’inflazione sale salgono anche i tassi che in questo caso non proteggerebbero particolarmente dalla caduta dell’azionario. Se c’è una recessione globale a causa dell’inflazione non c’è investimento che tenga, salvo forse l’oro, che sale come in tutte le situazioni di incertezza economica. Ma anche in questo caso, se domani Trump toglie i dazi, le Borse festeggiano e l’oro va giù. In questa situazione in realtà nessun investimento è sicuro».

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