Economia / Lecco città
Martedì 30 Agosto 2016
Lecco. «Quelli sono soldi
che i pensionati avevano versato»
Boeri: «Aumentare le minime, no alla 14esima Ma tenendo anche conto del reddito familiare»
Fanno discutere i sindacati lecchesi le dichiarazioni del presidente dell’Inps Tito Boeri che in un’intervista al Sole 24 Ore afferma fra l’altro che la riforma previdenziale in discussione al tavolo nazionale fra Governo e sindacati dovrebbe, più che introdurre le 14me alle pensioni più povere, alzare le pensioni minime tenendo però conto del reddito famigliare.
In proposito Boeri ha dichiarato che «se si vuole davvero aiutare i pensionati poveri, è bene guardare al loro reddito familiare, non al solo reddito pensionistico individuale, come fa la 14esima che, proprio per questo, in 7 casi su 10 va a persone che povere non sono». Per il resto «Meglio aumentare le maggiorazioni sociali, che guardano all’insieme dei redditi famigliari, o, ancora meglio, selezionare i beneficiari usando l’ISEE, coerentemente con quanto ci si propone di fare nel disegno di legge delega governativo sul contrasto alla povertà»
Ed è verosimile che tutto ciò approdi, il 12 settembre salvo slittamenti, al tavolo nazionale sulle pensioni dato il ruolo attivo dell’Inps nel confronto in atto.
Un’impostazione, quella espressa da Boeri, giudicata “pericolosa” dallo Spi-Cgil di Lecco e foriera, nel caso si realizzasse, di “nuove guerre fra poveri” dalla Uil del Lario, mentre per la Cisl rischia di essere “un intervento a spot, mentre sulla previdenza serve un’operazione complessiva che tenga conto dei redditi famigliari”.
«Per noi - afferma il segretario dello Spi Cgil Marco Brigatti, queste affermazioni fissano un grande punto di preoccupazione, anche perché con lo stesso principio del tener conto del reddito familiare si potrebbe andare a far leva sulle pensioni di reversibilità. Io sottolineo - aggiunge Brigatti - che c’è un fattore contributivo fondamentale da cui non si può prescindere, al di là del reddito famigliare. Ora, siccome la torta delle risorse è limitata, serve fare cose che non compromettano principi di fondo. Serve, piuttosto, tornare a differenziare in modo più marcato i diversi contributi versati e serve farlo con criteri che consentano di rivalutare la pensione per quel che è, uno stipendio differito che una persona accantona, altrimenti si appiattisce, e si confonde, tutto sull’aspetto assistenziale. Perciò per noi questa impostazione è inaccettabile, e ovviamente mi auguro non entri fra i temi del tavolo nazionale».
Il sindacalista sottolinea il rischio di portare la questione nell’area assistenziale e spiega che conta chiarire il fatto che «i contributi sono stati versati da persone che ovviamente hanno lavorato e ora, con la proposta di Boeri, a una valutazione esterna si può pensare che l’intento sia lodevole ma, nella penuria di risorse, si restringerebbe il campo nell’aiutare solo chi in base al reddito famigliare vive in una situazione economica molto critica. Ora è giusto favorire i più diseredati e gli ultimi, ma lo si faccia attingendo dalla fiscalità generale dello Stato”.
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