Economia / Lecco città
Mercoledì 21 Luglio 2010
Lecco: Provincia in campo
per salvare l'Arlenico
Fabio Dadati, assessore al Lavoro della Provincia, scende in campo per tutelare il futuro industriale e occupazionale del laminatoio dell'Arlenico. Uno stabilimento importante "per molte realtà produttive lecchesi, essendo il lamiatoio più grande del territorio - sottolinea Dadati - che quindi fornisce molte imprese metalmeccaniche"
LECCO - Occhi puntati sul futuro dell'Arlenico-Caleotto, l'attuale Lucchini, il laminatoio più importante del territorio, che ha sede nel centro cittadino e che rischia di avere vita breve. A confermare la delicatezza del momento e l'incertezza del futuro industriale è l'assessore provinciale al Lavoro, Fabio Dadati, che ha intenzione di incontrare la proprietà. "È necessario tutelare la continuità industriale di questo stabilimento - afferma Dadati - perché il laminatoio di Lecco è un fornitore fondamentale per tutte le imprese del territorio che si occupano della lavorazione della vergella e dell'acciaio in generale". Il laminatoio Arlenico Lucchini è l'ultimo di rilevante importanza rimasto in provincia di Lecco e svolge un ruolo strategico per tutte le imprese grandi e piccole del settore metallurgico che acquistano dalla Lucchini la materia prima: il metallo. «Le nostre aziende stanno attraversando un momento di difficoltà - continua Dadati - e se la Lucchini dovesse abbandonare il territorio o decidere di ridurre e modificare l'attività produttiva questo potrebbe danneggiare molte delle imprese del territorio. Il fatto che la Lucchini rimanga qui non è solo un'esigenza delle 100 maestranze che in questa azienda ci lavorano, ma una necessità per tutto il settore metalmeccanico, che rappresenta oltre la metà dell'economia locale".
L'intervento dell'assessore giunge a pochi giorni di distanza dallo sciopero dei dipendenti Lucchini che hanno incrociato le braccia per manifestare pubblicamente i timori sul futuro dell'azienda che derivano dall'assenza di un piano industriale e di conseguenza dalla preoccupazione che i russi della Severstal e Mordachoff - già azionista di maggioranza della Serverstal - non siano interessati a far crescere l'unità produttiva lecchese. Temono che questa situazione di poca chiarezza, apertamente manifestata al tavolo ministeriale nel corso di un incontro del gruppo Lucchini con i sindacati per discutere le intenzioni del gruppo in merito agli stabilimenti italiani, possa comportare un lento e graduale spegnimento. L'azienda siderurgica ha confermato il passaggio del 50,8% delle quote azionarie da Severstal - proprietario del Gruppo Lucchini - a Mordachoff, già azionista di maggioranza della Severstal. Questa mossa secondo il sindacato potrebbe significare che l'azienda ha intenzione di ristrutturare il debito accumulato negli anni.
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