Economia / Lecco città
Sabato 03 Aprile 2021
Lecco. Parrucchieri ed estetisti, è crisi
«Ristori adeguati e rapidi. Stop abusivi»
In difficoltà centinaia di mini aziende del settore: Confartigianato sul piede di guerra - Riva: «Serve un supporto a queste categorie per permettere loro di andare avanti»
Uno dei settori più penalizzati dalle chiusure, imposte per contrastare la diffusione del virus, è quello del benessere: centinaia di parrucchieri ed estetisti che anche in provincia sono stati prima costretti ad adeguarsi alle disposizioni governative che imponevano determinati accorgimenti - distanziamento, plexiglass, guanti e via dicendo - ma che poi sono comunque stati obbligati ad abbassare la saracinesca. Lasciando campo aperto ai tanti abusivi che non si fanno problemi ad andare a lavorare a domicilio.
Il settore del benessere di Confartigianato è sul piede di guerra, considerato il fatto che da questo lunghissimo periodo di difficoltà non si è ancora riusciti a uscire. In Lombardia, secondo le stime dell’associazione, sono andati in fumo 450 milioni di ricavi durante lo scorso anno. Numeri in grado di mettere alle corde le 25mila imprese lombarde del comparto, mentre il rischio è che a proliferare siano sempre più gli abusivi. È necessario quindi che dallo Stato arrivino aiuti concreti, adeguati e puntuali agli operatori giunti ormai ad avere l’acqua alla gola.
«La situazione economica è particolarmente grave in questo settore ad alta presenza di imprese artigiane (oltre 20mila, pari all’83,9% del totale) - sottolinea Daniele Riva, presidente di Confartigianato Imprese Lecco -, ma restiamo anche consapevoli di come le riaperture di acconciatori ed estetiste possano avvenire solo quando i dati sul contenimento dell’epidemia lo consentiranno. Ora serve dare un supporto concreto a queste categorie per permettere agli imprenditori di andare avanti per le settimane di chiusura ancora necessarie: servono ristori adeguati ed erogati in tempi rapidi, così come è indispensabile accelerare la campagna vaccinale, perché il ritorno alla propria attività possa poi avvenire in completa sicurezza».
Anche Riva ricorda comunque la questione degli operatori abusivi. «L’abusivismo è una vera piaga, che rischia di aggravare sia gli effetti economici sulle imprese regolari, che i rischi sanitari, perché questi operatori non solo non sono in regola con gli obblighi vigenti in materia di tutela della salute dei clienti, ma spesso hanno continuato a lavorare anche a fronte delle restrizioni in atto, esponendo se stessi e i loro clienti a un elevato rischio di contagio in un momento in cui è stato imposto uno stop a queste attività. Chiediamo, a tutela dell’economia e della salute, un rafforzamento dei controlli per impedire il dilagare di questo pericoloso fenomeno».
Gli effetti negativi della concorrenza sleale dell’abusivismo sono particolarmente pesanti: sulla base dei dati Istat, si stima nei servizi alla persona un tasso di lavoro indipendente irregolare del 26,1%, per cui la chiusura di acconciatori e centri di estetica nelle aree rosse apre spazi di domanda per un’offerta irregolare caratterizzata da un esercito potenziale di abusivi composto in Lombardia da 7mila soggetti.
Dal 6 marzo all’inizio di aprile in Lombardia la chiusura delle attività regolari ha reso contendibile all’abusivismo il 71% dei ricavi. Anche per questo, Confartigianato, Cna e Casartigiani hanno avviato una petizione già sottoscritta da decine di migliaia di persone su Change.org.
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