Economia / Lecco città
Sabato 07 Marzo 2015
Lecco. «Officine a rischio
con le nuove norme»
Maurizio Mapelli (Confartigianato Lecco): «Le convenzioni con gli assicuratori per noi sono penalizzanti. Si rischia di scatenare una concorrenza al ribasso imposta dalle condizioni capestro delle compagnie»
A preoccupare gli autoriparatori lecchesi per i fatturati a picco registrati dalla categoria non è solo il nuovo decreto competitività che sta per spalancare le porte alle convenzioni con le assicurazioni, causa, secondo il presidente della categoria di Confartigianato Maurizio Mapelli, «di una concorrenza al ribasso di prezzo imposta dalle condizioni capestro volute dagli assicuratori».
In aggiunta, ora il problema vero sta nel crollo del lavoro causato dalla mancanza di soldi per riparare l’auto, e chi la ripara finisce sempre più spesso col lasciarla a lungo in officina perché tarda a pagare. A metterci altro carico è anche «l’esasperante pressione che si sta facendo l’Agenzia delle entrate – afferma Mapelli – la quale tira conclusioni sommarie sul fatto che a un determinato numero di dipendenti impegnati per 8 ore al giorno debbano corrispondere adeguati fatturati. E se non li fai per loro significa che sei un evasore».
L’Agenzia misura redditività ed efficienza ma «ad esempio – dice Mapelli - non guarda se per restare in piedi tagli sui costi, a partire da quello delle pulizie. Di questi tempi non è facile spiegare lo sforzo per riuscire a coprire solo, col lavoro che entra, i costi dei dipendenti, e ciò per evitare di licenziare».
Mapelli dà un’idea di come la crisi abbia cambiato il comportamento di chi deve riparare l’auto: «I tagliandi – spiega – vengono richiesti ma con la metà delle operazioni consigliate dal produttore, e a ciò aggiungiamo gomme che hanno urgente bisogno di sostituzione e freni ridotti all’osso su cui però non ci viene chiesto di intervenire. Vengono chieste riparazioni minime, per contenere i costi. La realtà – aggiunge – è che nel 2008, col calo drastico delle nuove compravendite di auto, il nostro settore ha vissuto un buon momento visto che chi non cambiava l’auto eseguiva comunque una buona manutenzione. Ora la crisi ci ha raggiunti in pieno e prevedo nuove chiusure per le piccole officine».
Le piccole, infatti, quelle costituite in genere dal padre che lavora con un figlio o con 1-2 dipendenti, sono quelle che rischiano di essere schiacciate dal meccanismo delle convenzioni «che sono scelte – spiega Mapelli – soprattutto alle grandi, quelle che hanno più necessità di raccogliere lavoro, anche a basse condizioni economiche, per mantenere i costi».
Lui in Confartigianato, in una categoria che ne associa 380, le rappresenta tutte e, chiarisce, «di certo non condanniamo nessuno per scelte che ognuno deve fare in base alla propria singola situazione. Nelle nostre assemblee sottolineo sempre questo aspetto. Tuttavia – conclude – a loro dico che è sbagliato convenzionarsi sottostando alle condizioni delle assicurazioni, col rischio di eseguire lavori sommari, e alla fine potenzialmente rischiosi, per stare nei costi. Le convenzioni – conclude – vanno bene se recepiscono gli interessi di entrambe le parti coinvolte, ma non è questo il caso».
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