Economia / Lecco città
Venerdì 04 Ottobre 2013
Lecco: l’analisi del sindacato
«Mancano progetti contro la crisi»
Nel metalmeccanico sono 91 le aziende toccate da difficoltà di diversa natura e intensità
Riva (Fiom-Cgil): «Spesso rileviamo un’incapacità a progettare il futuro delle imprese»
Sono novantuno le imprese del metalmeccanico che, negli ultimi cinque anni, sono state toccate dalla crisi e quasi 3.600 i lavoratori coinvolti, alcuni in cassa integrazione, altri già licenziati e in cerca di una nuova occupazione.
Le storie di queste imprese sono molto diverse e le cause che le hanno condotte alla crisi sono le più svariate, ma per alcune il segretario della Fiom Cgil, Diego Riva, vede un denominatore comune, l’incapacità imprenditoriale di progettare il futuro industriale delle imprese e l’assenza di un sistema amministrativo e istituzionale capace di investire la rotta.
«Penso alla Candy, società che chiude i bilanci in attivo, ma nonostante questo decide di lasciare il territorio e di andare in Cina a produrre lavatrici. E sempre relativamente alla Candy, penso alle amministrazioni locali della Valletta che non hanno fatto nulla per favorire un progetto imprenditoriale, quello del salumificio Beretta, che avrebbe creato tanti posti di lavoro», e infatti il sindacato conferma che da oltre un mese sta attendendo un incontro con il sindaco di Rovagnate per cercare di riaccendere i fari sulla creazione dell’impianto industriale Beretta che creerebbe 300 posti di lavoro, aiutando anche i 143 dipendenti di Candy che fra poco non avranno più un sostegno al reddito.
Indotto perso
C’è poi un problema di indotto che si corrode, perché lo spegnimento di alcune grandi aziende ha comportato a catena la chiusura di tutta la filiera connessa: «Un problema che potrebbe riproporsi con lo spegnimento imminente della Lucchini – dice Riva – se questo dovesse a pagarne le spese non sarebbero solo i 90 dipendenti, ma anche tutti i trafilieri del territorio che dovrebbero cercare nuovi fornitori. Il rischio è che in questo territorio la manifattura venga meno e qui resti solo qualche ufficio commerciale, proprio come è avvenuto in Riello qualche anno fa. In quell’occasione sono state perse competenze e capacità e adesso si rischia di fare un altro grave errore di questo tipo alla Rsi di Costa Masnaga», dove da tre anni i 103 dipendenti sono sui cancelli.
I sindacati hanno parlato con tutti, politici, assessori e ministri, ma nessuno sta davvero prendendo in considerazione la possibilità di attivare un centro di manutenzione del parco ferroviario in quell’area, nonostante le competenze dei dipendenti.
«La verità è che ci troviamo a inseguire le situazioni di crisi e da cinque anni stiamo governando questa situazione che diventa sempre più estenuante. Sono convinto che qualche chiusura e qualche esubero si poteva evitare con accordi diversi, con l’uso del contratto di solidarietà, ma alle volte manca la volontà».
E quello che ci attende nei prossimi mesi non sarà molto diverso da quello che abbiamo visto fino a oggi, visto che ci sono molte imprese che stanno finendo gli ammortizzatori sociali e altre che stanno entrando in sofferenza finanziaria.
«Usciremo da questa crisi con molti meno posti di lavoro e tornare al manifatturiero metalmeccanico di un tempo sarà molto difficile».
© RIPRODUZIONE RISERVATA