Economia / Lecco città
Martedì 03 Settembre 2013
Lecco: «Il Medio Oriente
area interessante per le imprese»
Riccardo Riva ha società in Libano e a Cipro: «Le aziende si sono adattate alle difficoltà»
Incognite legate ad un intervento in Siria
Se l’economia è la reale prima linea di ogni guerra, nei giorni in cui la crisi siriana ha già provocato il quarto aumento di prezzo della benzina un imprenditore abituato a lavorare in zone difficili può spiegare meglio di tanti analisti le prossime conseguenze dell’instabilità mediorientale sulla vita quotidiana di tutti noi.
Riccardo Riva, proprietario della società di spedizioni internazionali F&R di Valmadrera e che nel Mediterraneo ha proprie società in Tunisia, Libano e Cipro è allo stesso tempo testimone diretto di quel che accade all’economia in aree che frequenta da sempre sia termometro delle reazioni delle aziende anche lecchesi, sue clienti per le spedizioni, attive in Medioriente.
Riva assicura che «le aziende presenti con delocalizzazioni, in Siria, Libano, Giordania, Iraq e Iran sono più che vaccinate nell’uso dei mercati difficili. Da nostre notizie, per quanto riguarda Tunisia ed Egitto in relazione ai fatti della storia recente, nessuna azienda ha lasciato. Libano e Siria sono invece Paesi diversi, più spesso di sbocco commerciale anziché di delocalizzazione».
Sulla Siria, Paese che dall’inizio della crisi, due anni e mezzo fa, ha visto il dimezzamento del Pil e l’impennata al 40% di disoccupazione, Riva, che è anche responsabile dell’internazionalizzazione in Confindustria Lecco, parla di un’economia del Paese «rarefatta da tempo, come mi riferiscono – dice - amici che vivono ad Aleppo situazioni molto tribolate».
Mentre Riva inserisce il Libano fra «i Paesi che nell’area vivono situazioni di relativa tranquillità e che diventano retroguardie per operare comunque nell’area. Ma ora – aggiunge – per il Libano le cose stanno cambiando perché il Paese non riesce a far fronte al flusso di profughi in arrivo dalla Siria col rischio concreto di pagare un alto prezzo in coesione sociale. Mi auguro – aggiunge l’imprenditore di Valmadrera - che gli interventi annunciati in nome della tutela popolare non allarghino gli effetti siriani anche al Libano».
Questo, secondo Riva, lo scenario economico legato a un possibile attacco alla Siria, visto da un imprenditore che ha sempre costruito ogni sua strategia aziendale su approfondite analisi geopolitiche, mettendo basi estere ovunque abbia ritenuto che le economie, seppur ridotte, sarebbero cresciute: «Per ora – dice – non abbiamo notizie di spostamenti dei servizi mercantili, ma in caso di attacco di aspetto che le compagnie marittime che andavano ad Aleppo e a Latachia attracchino ai porti della Turchia meridionale e a Beirut. Inoltre un intervento significherebbe anche il blocco dello spazio aereo siriano e di conseguenza anche di quello libanese. In proposito – aggiunge – ricordo che in passato, con la guerra in Kosovo, tutta la dorsale adriatica era stata interdetta ai voli civili con fortissime ripercussioni su tutte le rotte europee».
Riva spiega che la sua azienda sta operando «senza cali di traffico, con risultati economici in crescita oggi rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso», ma spiega che a pesare è «una preoccupazione generale in quello che è un periodo di certezze pari a zero».
Maria G. Della Vecchia. Lecco. Se l’economia è la reale prima linea di ogni guerra, nei giorni in cui la crisi siriana ha già provocato il quarto aumento di prezzo della benzina un imprenditore abituato a lavorare in zone difficili può spiegare meglio di tanti analisti le prossime conseguenze dell’instabilità mediorientale sulla vita quotidiana di tutti noi.
Riccardo Riva, proprietario della società di spedizioni internazionali F&R di Valmadrera e che nel Mediterraneo ha proprie società in Tunisia, Libano e Cipro è allo stesso tempo testimone diretto di quel che accade all’economia in aree che frequenta da sempre sia termometro delle reazioni delle aziende anche lecchesi, sue clienti per le spedizioni, attive in Medioriente.
Riva assicura che “le aziende presenti con delocalizzazioni, in Siria, Libano, Giordania, Iraq e Iran sono più che vaccinate nell’uso dei mercati difficili. Da nostre notizie, per quanto riguarda Tunisia ed Egitto in relazione ai fatti della storia recente, nessuna azienda ha lasciato. Libano e Siria sono invece Paesi diversi, più spesso di sbocco commerciale anziché di delocalizzazione”.
Sulla Siria, Paese che dall’inizio della crisi, due anni e mezzo fa, ha visto il dimezzamento del Pil e l’impennata al 40% di disoccupazione, Riva, che è anche responsabile dell’internazionalizzazione in Confindustria Lecco, parla di un’economia del Paese “rarefatta da tempo, come mi riferiscono – dice - amici che vivono ad Aleppo situazioni molto tribolate” mentre inserisce il Libano fra “i Paesi che nell’area vivono situazioni di relativa tranquillità e che diventano retroguardie per operare comunque nell’area. Ma ora – aggiunge – per il Libano le cose stanno cambiando perchè il Paese non riesce a far fronte al flusso di profughi in arrivo dalla Siria col rischio concreto di pagare un alto prezzo in coesione sociale. Mi auguro – aggiunge - che gli interventi annunciati in nome della tutela popolare non allarghino gli effetti siriani anche al Libano”.
Questo, secondo Riva, lo scenario economico legato a un possibile attacco alla Siria, visto da un imprenditore che ha sempre costruito ogni sua strategia aziendale su approfondite analisi geopolitiche, mettendo basi estere ovunque abbia ritenuto che le economie, seppur ridotte, sarebbero cresciute: “Per ora – dice – non abbiamo notizie di spostamenti dei servizi mercantili, ma in caso di attacco di aspetto che le compagnie marittime che andavano ad Aleppo e a Latachia attracchino ai porti della Turchia meridionale e a Beirut. Inoltre un intervento significherebbe anche il blocco dello spazio aereo siriano e di conseguenza anche di quello libanese. In proposito – aggiunge – ricordo che in passato, con la guerra in Kosovo, tutta la dorsale adriatica era stata interdetta ai voli civili con fortissime ripercussioni su tutte le rotte europee”.
Riva spiega che la sua azienda sta operando “senza cali di traffico, con risultati economici in crescita oggi rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”, ma spiega che a pesare è “una preoccupazione generale in quello che è un periodo di certezze pari a zero”.
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