Economia / Sondrio e cintura
Venerdì 26 Luglio 2013
Lavoro, in quattro anni
7mila licenziamenti
È allarme della Cgil Sondrio sull’occupazione
«Il trend negativo e la crisi peseranno ancora
anche per il prossimo anno senza cassa in deroga»
La crisi taglia altri posti di lavoro: ai 6mila posti persi finora si aggiungono altri mille lavoratori che stanno per vedere saltare il proprio posto. La crisi non si ferma secondo la denuncia della Cgil di Sondrio che, ieri mattina, ha presentato l’analisi sull’economia locale.
L’organizzazione guidata dal segretario Giocondo Cerri ha aggiornato la mappa della crisi dopo un approfondito confronto con delegati e imprenditori. Non c’è alcuno spiraglio di speranza per poter dire, oggi, che in fondo al tunnel si vede la luce. «Il calo della domanda è evidente in tutti i settori - ha spiegato Cerri -. Il trend negativo continuerà per tutto l’anno e probabilmente anche per i primi mesi del 2014. Negli ultimi anni in provincia di Sondrio si sono persi 6000 posti di lavoro, c’è stata una forte contrazione nell’uso di stagionali e centinaia di altri posti sono a rischio, sia nei casi di Cig straordinaria, sia per tutte le mobilità senza prospettive. Si può arrivare a 7000 posti persi su una forza lavoro che prima della crisi era di 78mila addetti, di cui 54mila dipendenti”. Non si tratta di numeri dal valore scientifico e definitivi, ma di stime prodotte sulla base di analisi approfondite. E purtroppo negli ultimi anni le previsioni negative della Cgil si sono sempre avverate.
I dati dell’Inps confermano che nei primi sei mesi - in confronto al 2012 - la cassa ordinaria è salita del 15%. Ma preoccupano soprattutto la diminuzione della cassa straordinaria e il contemporaneo aumento dei licenziamenti: c’è un nettissimo +113%. «Ci preoccupa moltissimo la situazione della cassa in deroga. La Regione ha approvato il pagamento del 25% delle domande. Per questa ragione moltissimi lavoratori non percepiscono assegni da mesi. Non si intravedono soluzioni. Il governo ha stanziato 550 milioni dopo avere promesso un miliardo di euro e in Lombardia ne arriveranno solo 94. Si rischia di lasciare scoperto un intero semestre di domande, quest’anno. Si tratta di una situazione che determina il rischio di molti licenziamenti. Inoltre si intravede la riduzione del periodo di cig in deroga dal prossimo anno e la riforma Fornero dal 2017 ridurrà a 12 o 18 mesi il periodo di ammortizzatori sociali”.
Nell’elenco delle aziende che non sorridono ci sono anche società - è il caso della Bieffe - che fino a pochi mesi fa non davano origine a preoccupazioni. Tra le aziende citate dalla Cgil fra quelle a rischio chiusura o alle prese con pesanti ristrutturazioni con il rischio di rilevanti esuberi ci sono Met, Dresser, Riello, Noifil, Frisia, Magni graniti, Marmi Pedrotti, Zugnoni, Rossi Graniti, Cranchi e Mazzoni. Sul fronte svizzero, per i frontalieri preoccupano sia le condizioni dei contratti, sia il rischio di calo dell’occupazione nell’edilizia (anche se questo periodo è positivo) e nel turismo. La seconda questione è quella dei giovani senza lavoro.
«Siamo al 30% di disoccupazione giovanile e un laureato su due se ne va. Quotidianamente nelle nostre sedi riceviamo giovani che chiedono informazioni per emigrare in Germania o in Australia. La Valle si impoverisce e perde capitale umano indispensabile per ripartire con uno sviluppo di qualità».
Secondo la Cgil 6000 posti persi equivalgono a 150 milioni di liquidità spendibile che vengono a mancare, con inevitabili conseguenze sul commercio e su un turismo «che usa sempre più spesso i prezzi bassi per attrarre turisti dell’Est, senza puntare su fasce di qualità».
«Si determina un impoverimento generale dell’economia provinciale - conclude Cerri -. Se non si interviene subito si rischia di vedere aumentare l’emarginazione di molte famiglie» .
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