Economia / Sondrio e cintura
Venerdì 20 Novembre 2015
«Latte, basta parole. Aiuti al settore
o non si va avanti»
L’Associazione provinciale allevatori chiede a Regione e Provincia un sostegno sui prezzi. «La specificità montana deve tradursi in fatti concreti».
«La situazione del settore lattiero-caseario è insostenibile: in Valtellina mancano all’appello sette milioni di euro». Parla chiaro il presidente dell’Associazione provinciale allevatori di Sondrio, Plinio Vanini, che chiede un intervento istituzionale deciso e concreto.
I vertici di Apa non hanno dubbi: serve una battaglia per una giusta remunerazione. «Tutto parte da un dato numerico evidente: il prezzo medio che l’industria riconosce ai produttori di latte è di 33 centesimi di euro al litro. Il paradosso è che in pianura, dove i volumi consentono migliori economie di scala, il costo di produzione medio è di 40 centesimi al litro. In Valtellina, e nei territori montani, è stato rilevato dai tecnici Apa in 50. Tutto il comparto, dunque, lavora in una condizione insostenibile».In Valtellina, dove le cooperative di trasformazione ritirano oltre il 60% del latte prodotto a 41 centesimi circa, con premialità aggiuntive in funzione della qualità conferita, la situazione migliora grazie a uno sforzo locale, importantissimo, ma che da solo non può ritenersi risolutivo. Di contro, il 20% della produzione lattiera locale viene acquistata dall’industria extra-provinciale con il costo standard di 33 centesimi. In questo caso per i produttori le conseguenze sono ancora più pesanti. «Nel settore locale stimiamo la mancanza all’appello di 7 milioni di euro necessari a pareggiare il rapporto fra costo e remunerazione. Potremmo dire che il deficit vale 500 euro per ogni vacca che produce latte in provincia. Il 70% delle nostre aziende non raggiunge mediamente i 25 capi, il che significa che mancano circa 12.500 euro per la quadratura del bilancio della tipica azienda media provinciale. Fino ad un paio di anni fa, specifiche leggi prevedevano fondi compensativi per sanare questo sbilancio. Da allora, solo parole e promesse da parte degli organismi competenti, mentre tutto un mondo di allevatori sta lavorando con sacrifici nell’incertezza della semplice sopravvivenza».
Ma anche nei casi meno preoccupanti non sarà facile resistere, visto quello che sta accadendo. «È evidente che il comparto, nelle aree montane e in Valtellina in particolare, non può illudersi di creare autonomamente una sorta di zona franca in cui ciascuna azienda produttrice e le cooperative di trasformazione si assumano in eterno costi non sostenibili. Il tempo della buona volontà individuale sta per terminare sotto pesi altrettanto non sostenibili. Gli organi competenti stanno dimostrando l’incapacità nel fronteggiare questo argomento. Se le rassicurazioni giungono solo a parole e non con le opportune misure, viene anche meno quanto di incoraggiante era stato fatto con la legge in cui si riconosceva la specificità delle Province montane italiane».
Secondo l’Apa occorre quindi che autonomia e specificità montana diventino più che semplici parole. «Chiediamo l’intervento e l’aiuto di Regione Lombardia, della Provincia e di tutti gli organismi competenti per supportare e contribuire a mantenere viva un’economia che rappresenta la custodia di una tradizione che può garantire un futuro di interi territori e alimentazione sana per milioni di persone. Occorrono provvedimenti sui quali, da troppo tempo, non si stanno prendendo decisioni, ma si stanno spendendo solo parole».
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