LECCO Maurizio Landini, leader nazionale della Fiom Cgil è stato ospite sabato sera al circolo Arci “La Ferriera” di San Giovanni a Lecco, in occasione della seconda festa regionale di Sinistra Ecologia e Libertà. Abbiano approfittato della sua presenza per fare il punto della situazione dopo le dichiarazioni del premier Matteo Renzi “contro” il sindacato in generale e la Cgil in particolare.
Landini, dopo le critiche molto dure di Renzi, ci sarà ancora spazio per un confronto tra Cgil e governo?
Noi continueremo ad operare per unire i lavoratori e sfidare il governo sui contenuti. Per questo da parte nostra il confronto resta aperto.
E delle dichiarazione del segretario della Cisl Raffaele Bonanni, che si è detto disposto a discutere la rimodulazione dell’articolo 18, cosa dice?
Non mi hanno sorpreso più di tanto ma le considero un grosso errore. Mi sembrano dichiarazioni politiche e non sindacali.
Dunque anche l’unità sindacale è andata a farsi benedire?
L’unità sindacale è un valore importante, i lavoratori divisi sono più deboli. Ma qui il discorso è un altro e riguarda l’unità dei lavoratori contro coloro che li vogliono mettere in competizione, che li vogliono l’uno contro l’altro. La Cgil si mobiliterà, andrà nelle fabbriche e parlerà a tutti i lavoratori, di qualunque sindacato essi siano, perché l’atteggiamento del governo richiede una grande risposta collettiva.
Perché è così contrario ai provvedimenti ipotizzati da Renzi in materia di lavoro?
Il vero problema non è l’articolo 18, che peraltro il governo Monti aveva già ritoccato. Dietro le proposte di Renzi c’è un piano preciso che nasce dalle richieste esplicite dell’Europa e da quelle presentate al governo da Confindustria. Non siamo al solito balletto intorno all’articolo 18, qui si vuole ridisegnare complessivamente la contrattazione. E, attenzione, con le proposte di Renzi non si supera il precariato ma lo si istituzionalizza.
E che effetto le hanno fatto gli attacchi alla Cgil?
Non mi ha colpito l’attacco contro di noi perché dietro c’è molto di più, c’è di mezzo la libertà delle persone. Se si mette in discussione il sindacato confederale si distrugge la possibilità di un lavoratore di essere trattato allo stesso modo e con dignità ovunque sia occupato. Qui si torna all’800. Se la nostra società non mette al centro il lavoro, tutti sono più ricattabili e dunque meno liberi. La vera unificazione dei diritti sta nel mettere al centro di tutto le persone e il lavoro.
E ora cosa pensate di fare?
Noi sfideremo il governo sui contenuti, sulla legge di rappresentanza e sui diritti dei lavoratori. Per questo abbiamo indetto la grande manifestazione del 18 ottobre, che vuole da una parte difendere il lavoro ma anche chiedere quelle politiche industriali che non si vedono. Nei prossimi mesi rischiamo di avere altre migliaia di licenziamenti e non vediamo politiche industriali che prospettino un futuro. Si parla tanto di licenziabilità, ma qui il vero problema è il lavoro che manca.
Crede che la gente vi seguirà in questo confronto-scontro con il governo?
Sappiamo che la frantumazione dentro il mondo del lavoro non è mai stata così grande e siamo consapevoli che tra i lavoratori la preoccupazione e la paura sono in aumento, ma l’unico modo per reagire è la ricetta antica: quella di reagire collettivamente. Abbiamo contenuti e intelligenza per sfidare il governo sui contenuti e lo faremo. A Renzi dico chiaro e tondo che l’articolo 18 non vale 80 euro, se questi mi tolgono i diritti sacrosanti che affermano la mia dignità di persona e di lavoratore.
Gianfranco Colombo
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