Economia / Lecco città
Mercoledì 19 Novembre 2014
L’allarme: nel Lecchese
non si costruisce più
Allarme di Piazza, presidente provinciale dei costruttori Ance: «Edilizia verso il fermo totale»
«La crisi che si dilata sta demotivando ogni investitore». Il settore è tornato ai livelli del 1949
«A Lecco – dice il presidente dell’Ance provinciale Sergio Piazza alla vigilia della presentazione del prossimo rapporto nazionale del Cresme sulle costruzioni - l’edilizia va verso il fermo totale. Andando un po’ a memoria, esclusi gli interventi minori in città i cantieri aperti di un certo rilievo sono solo due, sulle aree di Castello ed ex Berera. Per il resto la crisi che si dilata sta demotivando ogni investitore».
Ora, quello che già è evidente da tempo in un panorama lecchese sempre più libero dalle gru dell’edilizia viene confermato nei dati congiunturali e previsionali che il centro studi Cresme presenterà domani pomeriggio a Milano, nella sede della Triennale durante la 78ma conferenza del network internazionale Euroconstruct.
Solo nel luglio scorso in Ance Lecco si diceva che la produzione edile era tornata ai livelli del 1967. Ma ora il Cresme dà un aggiornamento ancor peggiore: si torna indietro di parecchie caselle, fino al 1949, in una situazione in cui – ha affermato ieri il direttore del Cresme Lorenzo Bellicini alla trasmissione “Radio anch’io” - «i nuovi cantieri si sono fermati».
L’invenduto sta crescendo da anni eppure, fino a poco più di un anno fa, gli stessi costruttori lecchesi spiegavano che comunque si faceva di tutto per far partire nuovi cantieri utili a tenere in attività le aziende, a salvare l’occupazione, e ciò perché si confidava in una ripresa dei consumi a sua volta invece in calo costante. Poi lo scenario è rapidamente cambiato e le motivazioni perdono forza. «Finché la fiducia ha retto – dice Piazza – i costruttori hanno continuato a investire, sicuri che anche a fronte di una lunga crisi che ha azzerato il mercato prima o poi la risalita ci sarà. La pensiamo ancora così – dice – ma c’è un limite alle risorse che i costruttori possono mettere in nuove case destinare ad accrescere l’invenduto. Questo – aggiunge – è il momento degli speculatori che possono comprare a prezzi che hanno toccato il minimo storico o addirittura alle aste dei fallimenti».
Sono finiti i soldi, dice in pratica Piazza, «ma – aggiunge – soprattutto si è fermata la fiducia. I dati bancari ci dicono che i risparmi delle famiglie crescono, una ripresa di fiducia potrebbe far rompere gli indugi e far ripartire le compravendite». Un dato difficile da interpretare, quello sui risparmi frutto non di redditi in aumento bensì di un futuro che fa paura e, ci dicono le associazioni di consumatori, di sistematiche privazioni fin quasi su beni necessari.
Ora Ance Lecco si prepara a presentare, il 28 novembre, i propri dati nell’assemblea annuale: «rispetto a quattro anni fa – dice Piazza – il rapporto sulla produzione edilizia è crollato da 10 a 1. Nella nostra assemblea – aggiunge – punteremo sulla necessità di interventi di rigenerazione urbana senza consumo di territorio. Così metteremo alla prova quelle amministrazioni locali che non si impegnano ad eliminare i tanti scalini burocratici posti a ostacolo delle ristrutturazioni. E non parlo di ristrutturazioni di pochi appartamenti ma di interi quartieri a cui dare progetti che li rendano vivibili, ciò significa lavoro per i prossimi vent’anni».
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