Economia / Tirano e Alta valle
Giovedì 19 Gennaio 2017
La zona franca ora non basta più
«Bisogna investire»
L’analisi sul forte calo di presenze a Livigno. L’Atc ha ribadito l’importanza di nuovi impianti. Sotto accusa finisce anche la viabilità ferma al palo.
«Livigno è considerata, in Valtellina, una località che è sempre molto all’avanguardia rispetto a molte altre, ma i fatti non supportano questa tesi». È questa la premessa del consiglio di Atc (Associazione turismo e commercio) di Livigno per affrontare il momento non certo positivo del settore turismo a Livigno, partendo dalla considerazione che ormai da troppi anni gli operatori e i clienti che operano e frequentano la località con l’aspettativa di nuovi impianti di risalita e di un collegamento sci ai piedi dei due versanti sono in vana attesa.
«La zona franca non è più il “leit motiv” che sposta il turismo e, dalle presenze che si stanno rilevando in questo inizio stagione, nemmeno l’alta quota sembra più dare le dovute garanzie nonostante le piste siano tutte pronte grazie alla neve programmata». Riflessioni ampiamente supportati dai dati. Livigno il 18 dicembre registrava un -20% sui primi ingressi rispetto allo scorso anno, mentre il Superski Dolomiti un +25%. L’8 gennaio Livigno si attestava a un -16% mentre il Superki Dolomiti +12%. «Le condizioni meteo non sono state molto diverse dalle nostre se non peggio sul lato trentino, ma a differenza nostra hanno dei sistemi di innevamento efficienti, finanziati anche dal pubblico, che garantiscono l’apertura già ad inizio dicembre».
Il timore che serpeggia è quello di non reggere il confronto con i rivali. «Altre località paragonabili alla nostra in Italia e in altre nazioni delle Alpi si sono attivate per dare più servizi agli sciatori realizzando nuove piste, nuovi impianti e soprattutto i collegamenti necessari per rendere la montagna sciistica il più fruibile possibile». Anche perché la fuga da Livigno è già in atto: «Da un confronto con le guide sudafricane presenti a Livigno, è emerso che numerosi loro connazionali presenti gli anni passati nella nostra località hanno scoperto Arlberg e quest’anno hanno preferito l’Austria rispetto a noi. In alcuni casi in Italia, e in particolare a Livigno, abbiamo degli imprenditori lungimiranti che hanno voglia di investire nonostante le difficoltà che tutti possiamo immaginare ma, nonostante la condivisione della maggioranza della popolazione, si creano “situazioni” esterne al paese che bloccano gli investimenti».
Gli operatori di turismo e commercio non hanno dubbi nello scagliarsi contro la decisione del Tar che ha bocciato il nuovo impianto di Vallaccia dopo i ricorsi di Legambiente. «Pretestuose sono sembrate le motivazioni ambientali che continuano a bloccare l’impianto di Vallaccia e il collegamento sulla tesi che non si possono realizzare nuovi impianti di risalita. A chi è coinvolto in queste decisioni non è forse chiaro che queste iniziative sono vitali per la nostra economia basata principalmente sul turismo invernale.In qualità di rappresentanti degli operatori del settore ricettivo e commerciale, in quest’ottica, per offrire agli sciatori il miglior comfort e tecnologie, siamo a chiedere a gran voce, visto che siamo ormai fuori tempo massimo, di veder realizzati al più presto nuovi impianti come il Vallaccia, l’impianto di collegamento che i nostri clienti chiedono ormai da troppo tempo e la sostituzione di impianti obsoleti come il Carosello 3000».
La viabilità verso Livigno è ferma al palo da 40 anni, le strade sono impegnative e il tempo di percorrenza molto lungo, mentre altre località sono raggiungibili in autostrada in poche ore. « Dobbiamo quindi cercare di compensare questo handicap con maggiori e migliori servizi, altrimenti, nell’arco di pochissimi anni la percezione di Livigno crollerà a discapito di tutta la Valtellina, contraendo sensibilmente tutto l’indotto che l’industria turistica che Livigno oggi crea».
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