Economia / Sondrio e cintura
Venerdì 28 Giugno 2019
La svolta, Cossi torna ad assumere
Genova, martedì scorso cerimonia ufficiale per il primo plinto del ponte Morandi a cui lavora l’impresa valtellinese. Gli operai distaccati nel mega cantiere in Liguria sono attualmente circa 60 ma entro un mese saranno il doppio.
In testa un caschetto bianco, con il logo dell’impresa e c’è chi a pennarello ci ha scritto sopra “Io costruisco il ponte”. La maggior parte di loro è valtellinese e giura che ieri, quando la colata di 800 metri cubi di calcestruzzo ha iniziato a sgorgare dai tubi sorretti dalle maxi gru, giù nel plinto predisposto all’interno del cantiere - zona ovest - del Morandi, hanno sentito i brividi salire su per la schiena: «Questo non è un lavoro qualunque e ognuno di noi sente forte la responsabilità di quest’opera».
A parlare è Andrea Bera, 40 anni, di Albosaggia, direttore del cantiere avviato da diverse settimane a Genova e che martedì ha vissuto un momento ufficiale e solenne: con le sirene azionate dal ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli, affiancato dal governatore della Liguria Giovanni Toti e dal sindaco-commissario Marco Bucci, si è dato inizio ai lavori per il nuovo ponte di Genova. Non la classica posa della prima pietra, ma una colata ciclopica nel primo plinto della pila 8 che sosterrà il nuovo ponte sul Polcevera.
«Abbiamo visto tutti, l’estate scorsa, quella morte in diretta di 43 persone risucchiate dal Morandi che si sbriciolava. Oggi siamo qui, a fare la nostra parte e come tutti siamo molto coinvolti emotivamente», afferma Bera, uomo di fiducia di Renato Cossi, ieri in prima fila assieme a Nicola Meistro, amministratore delegato di “ Per Genova” l’associazione temporanea di imprese che annovera Fincantieri - Italferr e SaliniImpregilo con Cossi Costruzioni spa a cui è stata affidata l’esecuzione delle opere civili, di movimento terra, oltre a quelle speciali. Se è vero che il nuovo ponte è il simbolo della rinascita di Genova, anzi, «dell’intero Paese», come ha sottolineato il ministro Toninelli, è altrettanto vero che il cantiere rappresenta per Cossi Costruzioni spa una nuova chance.
La storica impresa edile valtellinese ha rischiato di essere fagocitata dall’amministrazione straordinaria in cui era piombata Condotte per l’Acqua (che di Cossi deteneva l’80% delle azioni).
Salini Impregilo e Banca Popolare di Sondrio hanno gettato un’ancora di salvezza, dando vita ad un’altra società. Il gruppo guidato dall’ingegner Pietro Salini oggi detiene il 63,5% dell’azienda, mentre la Banca Popolare di Sondrio e la famiglia Cossi il 18,25% delle quote. L’operazione siglata nell’aprile scorso è stata resa possibile grazie ad un piano di ricapitalizzazione della società (a cui la Bps ha lavorato per circa un anno) tramite rinuncia alla maggior parte dei propri crediti da parte delle banche, per un valore di 24 milioni di euro (a cui si aggiunge un prestito di 12 milioni da parte del Gruppo Salini Impregilo). Oggi si raccolgono già i primi frutti non solo con prestigiose commesse - come quella del Ponte Morandi - ma anche con un incremento dell’occupazione i cui livelli sono stati salvaguardati. Se Cossi fosse finita nel calderone Condotte, per 300 lavoratori (ci sono anche gli operai impiegati in Svizzera) sarebbe stato l’inizio di un lungo calvario. «Per ora abbiamo in cantiere 60 persone - ci dice il geometra Bera che in Cossi lavora da vent’anni - ma entro un mese,quando cioè il cantiere entrerà nel vivo, i posti raddoppieranno ed è per questo che l’azienda sta già facendo assunzioni cercando ovviamente prima di tutto in “casa” nostra, quindi in Valtellina».
Con Bera a Genova, lavorano altri valtellinesi e non solo come operai: Ercole Biella è ad esempio responsabile della parte relativa al calcestruzzo, mentre Christian Brunalli si occupa invece della carpenteria e delle lavorazioni in genere, mentre Renato Speziali è il braccio destro di Bera.
«Per la fine dell’anno il nuovo ponte sarà in piedi, e nella primavera del 2020 credo lo si possa inaugurare», ha affermato il ministro Toninelli a margine della colata di calcestruzzo. Tempi quindi serratissimi per un’opera ciclopica. «I problemi e gli imprevisti sono all’ordine del giorno - racconta ancora Bera - ma qui ci sono persone decise a rimuovere ogni ostacolo per spianare la strada alla rinascita. E nessuno cerca scorciatoie. Anzi: questo cantiere è la riprova di come si possano mantenere elevati standard di sicurezza e qualità in un cantiere senza inficiare minimamente il cronoprogramma. Lo dico da direttore dei lavori, ma prima ancora da geometra: è una bella soddisfazione lavorare in un cima di così grande collaborazione. Sentiamo su di noi lo sguardo della città che ha molte aspettative al riguardo e una ferita che difficilmente potrà essere curata, ma noi diamo il meglio che sappiamo fare perchè ci crediamo per davvero».
Nel cantiere ovest del Morandi si costruiscono i “piedi” della nuova pila, mentre la chiatta di Fincantieri con 450 tonnellate di acciaio per il primo impalcato, partita qualche giorno fa da Castellammare, è già arrivata in porto. Terminate le cerimonie, spenti i riflettori, gli operai sono tornati al lavoro e ieri mattina alle sei hanno chiuso il primo plinto. Oggi: sotto un altro.
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