La meccanica lecchese paga la crisi dell’acciaio: «Costi alti e domanda in calo»

.Negli ultimi dati Istat è dello 0,6% la crescita acquisita per il 2024, a fronte della stima dello 0,7% fornita a fine luglio. Una crescita, spiega l’Istituto, dovuta in modo contenuto ai consumi da parte delle famiglie (0,1%) e degli investimenti fissi lordi, mentre più consistente è il dato positivo sulla variazione delle scorte (+0,4%), che contrasta quello negativo della domanda estera netta, che sottrae 0,3 punti alla crescita del Pil.

“Riguardo al valore aggiunto – spiega l’Istat - risultano in crescita il settore dei servizi e in calo sia quelli dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, sia quello industriale. In crescita sia le posizioni lavorative sia i redditi pro-capite, mentre risultano in calo sia le ore lavorate sia le unità di lavoro”.

Circa l’andamento del settore principale dell’economa lecchese, la metalmeccanica sta scontando la crisi dell’acciaio, come sottolinea Luigi Sabadini, titolare di Trafilerie di Valgreghentino oltre che presidente nazionale di Unionmeccanica Confapi.

“Con gli zero virgola di previsioni di Pil siamo fermi al palo e quanti prevedevano un po’ di rimbalzo della produzione a settembre hanno di nuovo sbagliato. La depressione in corso sui costi delle principali materie prime del nostro settore – afferma Sabadini - dimostra la forte mancanza di domanda, visto che abbiamo toccato i minimi pluriennali per quanto riguarda il minerale di ferro, mentre anche il rottame continua a scendere”.

Ma, sottolinea Sabadini, non è certo una situazione solo italiana, dal momento che a incidere sono anche le incertezze sulle riduzioni dei tassi di interesse da parte della Bce e la situazione negativa del mercato dell’auto. “Soprattutto – afferma Sabadini - nostro Paese è valvola di sfogo dei produttori del Far East e della Turchia. Gli Stati Uniti hanno aumentato i controlli su eventuali triangolazioni di materiali che dalla Cina transitano sul Messico, in Europa invece siamo inondati da importazioni che deprimono ulteriormente le quotazioni sul nostro mercato. La competizione è davvero agguerrita”.

Tutto ciò va ovviamente a discapito anche delle produzioni italiane e si sta traducendo sull’aumento di richiesta di cassa integrazione anche fra le aziende del nostro territorio. “Le richieste di Cig si sono già viste a luglio, ma ora si consolideranno, visto che parecchie imprese stanno registrando lo spostamento in avanti, sul 2025, di ordinativi che dovevano essere realizzati ora. Purtroppo credo che quello che sta accadendo nell’economia generale sia già un effetto dei venti di guerra, una prospettiva che ovviamente spaventa. Gli Stati ormai hanno in mente quello a giudicare dalle brutte dichiarazioni a cui assistiamo da ogni parte”.

A sottolineare come i prezzi in discesa siano indice di scarsa domanda è anche Giulio Azzoni, titolare della “Ditta Luigi Azzoni” di Lecco che commercializza in Europa ricambi meccanici per l’industria ed è un osservatorio particolare sull’andamento delle imprese clienti in Italia e non solo. “A Lecco molte aziende sono state chiuse per ferie più del previsto e siamo ben lontani da qualsiasi idea di ripresa. Parlando con colleghi tedeschi – afferma Azzoni - risulta evidente come la loro situazioni influenzi le produzioni lecchesi, che dal mio osservatorio risultano essere in decrescita nella metallurgia e nella meccanica”.

Azzoni ha riaperto l’ultima settimana di agosto ma riferisce che suoi colleghi distributori sul territorio sono rimasti aperti per tutto agosto, mese in cui pur avendo sempre avuto poco lavoro i clienti non sono mai mancati, a differenza di quest’anno “in cui hanno avuto un vero deserto, un fermo totale. Ma in Centro Italia, nel Veneto e nel Torinese ho clienti abbastanza soddisfatti dell’andamento del loro business, però non lavorano con l’automotive e sono su mercati molto diversi da quello lecchese. Comunque – conclude – non c’è una crisi economica: a Lecco le aziende in attività sono sane che risentono di una situazione economica generale negativa, peggiorata dalle due guerre in atto che stanno creando effetti pesanti sull’economia”.

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