
Economia / Morbegno e bassa valle
Domenica 13 Luglio 2014
La lunga estate calda
delle crisi industriali
«È l’annata più nera»
In edilizia, spiega la Cgil, persi altri 250 posti - Cerri: «Dall’inizio della crisi manca una regia» - Forti timori per l’area di Morbegno e Talamona
In edilizia si sono persi altri 250 posti, ora comincia l’estate caldissima di Riello e Cranchi. Senza dimenticare la Rigamonti e i guai del turismo e degli enti locali. La crisi, insomma, non va in vacanza in provincia di Sondrio.
Giovedì la segreteria della Cgil di Sondrio - composta dal segretario generale Giocondo Cerri e da Giorgio Nana, Laura Rigamonti, Michela Turcatti e Guglielmo Zamboni - ha illustrato la situazione dell’economia valtellinese. «Siamo ancora una volta la voce fuori dal coro, non l’abbiamo scelta e abbiamo aspettato quattro mesi dal congresso per tornare a dire la nostra - ha spiegato Cerri -. Ci siamo presi del tempo per verificare di avere avuto ragione noi quando avevamo ipotizzato il 2014 come anno peggiore. La crisi non va in ferie. Purtroppo ci avevamo visto giusto».
Guardando al mezzo bicchiere pieno, c’è una parte di manifatturiero che non mette in evidenza particolari criticità: è il caso della meccanica legata al petrolio in Bassa Valle, al bio-medicale del Tiranese e di alcune nicchie dell’agroalimentare. «Quello che manca è la regia, da inizio crisi, sulla gestione dei problemi. Questa situazione complicata avrebbe potuto essere un’opportunità di cambiamento. Invece non è andata così».
Sono tre le società che alimentano le maggiori preoccupazioni. «Ci riferiamo a Rigamonti, dove qualche mese fa si pensava a qualche decina di esuberi, invece hanno detto che saranno 108. Alla Riello ce ne saranno 160 e a questo si affianca la mancanza di garanzie per gli 80 rimasti. Poi c’è Cranchi che è passata da circa 300 dipendenti a un organico che - secondo quanto si ipotizza - sarà alla fine di meno di 150 persone. Anche alla Dresser si registrano preoccupazioni per il futuro. Sono tutti stabilimenti con professionalità di alto livello. Senza dimenticare il comparto edile, che pensavamo avesse toccato il fondo. Invece i dati di fine maggio dicono che abbiamo perso un ulteriore dieci per cento dall’anno scorso».
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