La febbre dei rincari
«Ecco gli aumenti
sulla spesa in Valle»

L’analisiDal +9% della farina al +12% della pasta I conti di Coldiretti per l’effetto delle bollette impazzite «Crescono anche pesce, burro, frutta e verdura»

Incrementi che arrivano in alcuni casi a due cifre, prodotti in qualche caso razionati o che non si trovano più, così come le materie prime che cominciano a scarseggiare in molti settori chiave dell’economia nazionale e locale. Sono pesanti (anche) sulla spesa delle famiglie le conseguenze del caro energia e della guerra in Ucraina giunta ieri al suo ventitreesimo giorno.

La filiera

Il rincaro dei beni energetici, + 45,9% secondo i dati Istat di febbraio, si trasferisce sulla filiera agroalimentare e colpisce sia gli agricoltori, costretti a vendere sottocosto, sia i consumatori (Coldiretti parla di aumenti medi del 4,6%) del con 5,6 milioni di italiani che si trovano in condizioni di povertà assoluta in difficoltà nel fare la spesa.

«Se i prezzi per le famiglie corrono, i compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori non riescono, neanche a coprire i costi di produzione - denuncia la presidente della Coldiretti provinciale, Silvia Marchesini -. Il caro energia si trasferisce a valanga sui bilanci delle imprese agricole costrette a vendere sottocosto anche per effetto di pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera. Per il balzo dei costi energetici l’agricoltura deve pagare una bolletta aggiuntiva di almeno 8 miliardi su base annua, rispetto all’anno precedente, che mette a rischio coltivazioni e allevamenti».

L’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari è dovuta sia a quelli lavorati (+3,1%) che non lavorati (+6,9%) con le tensioni inflazionistiche che si propagano al cosiddetto “carrello della spesa”.

Tra i prodotti alimentari che hanno fatto segnare il maggior incremento di prezzi con un balzo del 19% c’è l’olio di semi come il girasole importato dall’Ucraina che ha dovuto interrompere le spedizioni e che infatti o non si trova sugli scaffali o viene razionato. La verdura fresca anche per gli alti costi di riscaldamento delle serre è aumentata del 17% e la pasta del +12% con la corsa agli acquisti nei supermercati per fare scorte. Aumenti dei prezzi significativi fanno segnare nell’ordine burro (+12%), frutti di mare (+10%), farina (+9), margarina (+7%), frutta fresca (+7%), pesce fresco (+6%) e carne di pollo (+6%).

In un Paese come l’Italia dove l’85% delle merci viaggia su gomma l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio si riverbera subito sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori.

Meno importazioni

«Bisogna intervenire per contenere il caro energia e ridurre la dipendenza dall’estero per l’importazione di prodotti alimentari - dice Marchesini -. L’Italia deve puntare ad aumentare la propria produzione di cibo recuperando lo spazio fino a oggi occupato dalle importazioni che sono sempre più esposte a tensioni internazionali e di mercato, lavorando per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali».

Ragione per cui secondo la presidente di Coldiretti bisogna gire in fretta incentivando le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso l’Ismea, prevedendo nuovi sostegni urgenti per le filiere più in crisi e fermando le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali.

E poi investire per aumentare produzione e rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, contrastare l’invasione della fauna selvatica e sostenere la ricerca pubblica.

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