Economia / Valchiavenna
Domenica 28 Febbraio 2016
La crisi spinge oltre il confine svizzero
Sempre più frontalieri nei Grigioni
Sono 5.200 gli italiani che lavorano oltre frontiera, per lo più valtellinesi. Edilizia, ristorazione e settore alberghiero restano quelli con più possibilità di impiego.
Il numero dei frontalieri nei Grigioni è aumentato del 6% e gli italiani sono quasi 5.200. Ma nel Cantone di Coira solo un occupato su 20 passa ogni giorno – o almeno una volta alla settimana - dalla dogana. Crisi o non crisi, le cifre diffuse dall’Ufficio federale di statistica della Confederazione elvetica dimostrano che il numero di frontalieri continua a crescere.
I cittadini dell’Ue e dell’Aels che hanno la residenza all’estero e lavorano in una località svizzera dei Grigioni erano 5.747 nell’ultimo trimestre del 2015. Rispetto al dato rilevato dodici mesi prima c’è stata una crescita di circa 320 unità. Il 90% sono italiani, ben 5.175. La maggior parte risiede in provincia di Sondrio, anche se non vanno sottovalutate le componenti altoatesine e tutte le persone proveniente dai Comuni lombardi “fuori fascia” e da altre Regioni. L’aumento degli ultimi anni è rilevante. Nel quarto trimestre del 2010 erano circa 3.500 e nel 2005 le presenze registrate erano 2.330. Negli anni della crisi dell’economia valtellinese e delle altre province italiane, insomma, questa parte di Svizzera ha più che raddoppiato le opportunità. Gli italiani sono seguiti dagli austriaci, che sono scesi della metà sul totale, mentre aumentano tedeschi e cittadini del Lichtestein.
A livello di professioni, nei Grigioni 1.135 frontalieri erano attivi nell’edilizia, oltre mille nella ristorazione e albergheria. Bisogna tenere conto che questi due settori sono legati a dinamiche stagionali . C’è stato un incremento dei lavoratori di servizi tecnici e specialistici, ad esempio architetti, traduttori e addetti alla sicurezza. Ma nel complesso, rispetto al passato, l’aumento è meno sensibile: si è passati da crescite superiori al 10% a percentuali vicine al 5. Secondo gli analisti svizzeri, il blocco della costruzione di case secondarie e la crisi del turismo hanno fatto sentire il proprio peso.
I dati delle regioni di confine con la provincia di Sondrio sono, ancora una volta, impressionanti. I frontalieri erano (nell’ultimo trimestre dello scorso anno) 1.109 a Sankt Moritz, 284 a Samedan, 196 a Celerina, 252 a Sils, 260 a Pontresina, 226 a Silvaplana. In Bregaglia, Comune di circa duemila anime, i frontalieri erano 356, a Poschiavo 481 e a Brusio (dove il settore industria è molto importante per la presenza di una grande azienda farmaceutica) 364. Allontanandosi dal confine italiano, si osservano i 323 di Scuol e i 391 della Val Monastero, che interessa più l’Alto Adige della Valtellina. L’aumento nel giro di un anno è stato sensibile. A Sankt Moritz, ad esempio, si è passati da 1.027 alla cifra attuale, con un aumento di ottanta unità. Offre uno spunto di riflessione in senso opposto, invece, il dato di Splugen, Comune situato sul confine sulla Valchiavenna. Nei mesi invernali, quelli della chiusura del Passo Spluga, i frontalieri sono soltanto tre. Parlare di valtellinesi e valchiavennaschi che lavorano in Svizzera impone di non dimenticare il Ticino. Sono diverse centinaia le persone che partono all’alba tutti giorni o all’inizio della settimana in direzione di Lugano e dintorni.
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