«La crisi si batte con la legalità»
La prima assemblea di Ance dopo la fusione tra le associazioni di Sondrio e Lecco. Il presidente Piazza: «Vanno eliminate le mele marce, in cantiere solo soggetti che abbiano contratti edili».
Dalla crisi non si uscirà con un rimbalzo verso l’alto; semplicemente la congiuntura di questi anni porterà a un nuovo scenario e a nuove condizioni di mercato che le imprese dovranno essere in grado di intercettare. In ogni caso, i segnali sono positivi, considerato che lo scambio di immobili usati tra privati - indice che generalmente anticipa gli sviluppi della domanda - si sta muovendo positivamente anche sui territori di Lecco e Sondrio.
Nei giorni scorsi, la prima assemblea Ance dopo la fusione tra le due provinciali ha dato modo agli operatori del settore di ascoltare il punto della situazione e le prospettive non soltanto dalla voce del presidente Sergio Piazza, ma anche dal vicepresidente nazionale Lorenzo delle Piane e dal responsabile del centro studi nazionale Flavio Monosilio.
Dopo la benedizione del prevosto don Franco Cecchin e l’apertura del vicepresidente provinciale Gian Maria Castelli, è stata la relazione di Piazza a suscitare interesse. A partire dalla citazione di Einstein, che sosteneva che «la crisi porta progressi», che per gli edili si sono tradotti in stimoli per superare le avversità, durissime, del periodo. La crisi, infatti, ha messo in ginocchio il comparto, anche tra Lecco e Sondrio. E ora, per risollevarsi, servono provvedimenti decisi anche a livello centrale, con incentivi per interventi sulle prestazioni energetiche e sulla ristrutturazione edilizia.
Un punto sul quale Piazza ha battuto molto, però, è stato quello della legalità. «L’unico modo perché il settore sopravviva è che si basi su imprese serie. Bisogna eliminare le mele marce, cancellando la varietà di contratti che si può trovare oggi in un cantiere. Se il cantiere è edile, vi si devono trovare solo lavoratori soggetti a contratto edile. Tutti devono rispettare le regole, allineandoci tutti a un livello alto di qualità. Tutto quello che è fuori dalla legalità è da combattere».
L’approfondimento sullo stato di salute del comparto è stato affidato a Monosilio, che pur ammettendo le condizioni difficili ereditate dalla crisi, ha rimarcato come questo sia il settore che può essere determinante nel far ripartire il Paese.
In questo senso, bisogna puntare sulle manutenzioni straordinarie, l’unico ambito edile che negli ultimi otto anni è cresciuto, a fronte di pesanti diminuzioni degli altri (basti pensare che le nuove abitazioni sono diminuite del 61%).
«L’edilizia è centrale nelle politiche di sviluppo, perché ha la capacità di trasformare gli investimenti in altri investimenti, in lavoro e in consumi. Lo dimostrano anche gli incentivi sulle manutenzioni, che sono serviti. Negli ultimi dieci anni, però, il settore si è dimezzato e, con la trasformazione che ha interessato il lavoro, le imprese più piccole sono sopravvissute meglio, al contrario di quelle più strutturate».
Dopo aver detto che sul medio periodo è possibile immaginare nuovi investimenti sul nuovo e non solo sull’usato residenziale privato, Monosilio ha auspicato che si muova anche il pubblico, prima di passare il microfono a delle Piane. Il vicepresidente nazionale ha quindi evidenziato che le regole del gioco sono cambiate. «Siamo al “new normal” e da qui bisogna ripartire, senza attendere il rimbalzo post crisi. Anche il cliente è molto cambiato: le nuove generazioni non sono più convinte del possesso, quindi bisogna prevedere un rinnovato mercato dell’affitto. In ogni caso, l’edilizia deve tornare al centro della filiera.
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