India e Medio Oriente, nuovi mercati
per l’export delle imprese lecchesi
dopo la crisi tedesca e il pericolo dazi

L’analisi dell’ufficio estero di Confapi e Confartigianato: «Da un lato, i mercati europei si mostrano saturi. Dall’altro, con i possibili nuovi dazi americani, la prospettiva si complica e gli effetti sono difficili da stimare in modo uniforme»

Lecco

Con l’Europa in stallo e il possibile l’inasprimento dei dazi Usa, per le imprese lecchesi è tempo di decisioni strategiche. Infatti, in questo, scenario di incertezza, il Ministero degli Affari Esteri ha presentato il nuovo Piano d’Azione per l’Export Italiano, suggerendo nove mercati extraUE ad alto potenziale: Turchia, Cina, Messico, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Brasile, India, Algeria e Sudafrica. «Il 2024 - osserva Angelo Crippa, coordinatore dell’ufficio estero lecchese di Confapi e Confartigianato - è stato un anno freddo per l’export lecchese, penalizzato dalle tensioni sui mercati continentali. Eppure proprio nelle fasi di rallentamento si aprono le finestre per un rilancio strategico. Quando la domanda frena è il momento giusto per posizionarsi, cercare nuovi clienti e proporsi come fornitori alternativi». Da un lato, i mercati europei si mostrano saturi: nel 2024, l’export delle nostre imprese verso l’area tedesca ha registrato un calo del 9%. Dall’altro, con i possibili nuovi dazi americani, la prospettiva si complica e gli effetti sono «difficili da stimare in modo uniforme». Spiegano dall’ufficio: «Tutto dipende dai settori, dai prodotti, ma soprattutto dalla volontà dei clienti americani di rinegoziare o cambiare fornitori». A farne le spese, con maggiore probabilità, saranno le imprese lecchesi attive nella subfornitura meccanica, quelle che producono componentistica su misura e che non possono decidere in autonomia la propria linea di business.

In questo, scenario di incertezza, il ministero degli Affari esteri ha presentato il nuovo Piano d’azione per l’export Italiano, suggerendo nove mercati extra-UE ad alto potenziale. Lo studio spinge le imprese italiane a diversificare, aprendo a queste rotte, per rafforzare il made in Italy. Indicazione che l’ufficio estero di Lecco cerca già di dare sul territorio. «Il nostro compito – afferma Crippa – è aiutare le imprese del territorio a leggere i cambiamenti e ad anticiparli, non subirli passivamente».

Le imprese lecchesi non sono del tutto nuove ai paesi indicati dal Governo. In molti casi, si tratta di relazioni già avviate da consolidare. I dati sull’export lecchese Istat lo confermano: Turchia (96 milioni di export nel 2024, in calo del 18% rispetto all’anno precedente), Emirati Arabi Uniti (55 milioni, +19%) Cina (148 milioni, +10%), Messico (50 milioni, +4%), Arabia Saudita (94 milioni, +4%), Brasile (51 milioni, -28%), India (110 milioni, +27%), Algeria (17 milioni, -4%) e Sudafrica (14 milioni, +1,3%). In totale nel 2024 oltre 635 milioni di export pari all’11% del mercato estero delle nostre imprese.

Rispetto al podio proposto dal Governo, spicca il dato degli Emirati Arabi Uniti, in linea con il +19,4% del livello nazionale (7,8 miliardi): performance lecchese è consolidata nei Metalli di base e prodotti in metallo (stabile sui 31,5 milioni), crescita brillante nel settore Articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (4,1 milioni, +280%), discesa per gli apparecchi elettrici (3,9 milioni di euro, -19% rispetto all’anno precedente).

© RIPRODUZIONE RISERVATA