Economia / Sondrio e cintura
Lunedì 07 Ottobre 2024
In quattro anni 140 negozi della provincia di Sondrio hanno abbassato la saracinesca
Solo nel capoluogo, dal 2020 al 2024, i negozi di vicinato sono passati da 494 a 413. Nell’ultimo anno si sono perse altre 16 attività
Centoquaranta negozi in meno in quattro anni. Ottantuno solo nel capoluogo, Sondrio, che nell’ultimo anno ha detto addio a 16 attività. Una crisi inarrestabile quella del commercio su tutto il territorio nazionale e lombardo che si trascina da tempo e che non risparmia Valtellina e Valchiavenna.
Secondo l’indagine sulla demografia d’impresa nelle città italiane condotta dall’Ufficio Studi Confcommercio con l’istituto Tagliacarne in dieci anni sono “spariti” più di 110mila negozi nelle città. Se l’anno scorso erano state quasi 100mila le attività di commercio al dettaglio e oltre 15mila le imprese di commercio ambulante ad essere “sparite” nei dieci anni precedenti, nel conteggio 2024 il totale sale rispettivamente a più di 110mila e a oltre 24mila.
Un trend che si conferma e si accentua con gli ultimi dati dell’Osservatorio regionale del commercio. Le rilevazioni che annualmente compie la Regione Lombardia sul commercio in sede fissa disegnano infatti uno scenario in cui a reggere sono solo la media e la grande distribuzione. La fotografia che esce dalla comparazione tra i numeri degli ultimi anni è quella di un tessuto commerciale sempre più povero in cui i negozi di vicinato stentano e sempre più spesso chiudono.
In Lombardia, al 30 giugno di quest’anno (ultima rilevazione) questo tipo di attività censite erano 109.787, settecento in meno rispetto ai 110.487 solo di un anno fa. In altre parole negli ultimi dodici mesi, hanno chiuso circa due negozi al giorno. In provincia di Sondrio dopo il primo semestre di quest’anno erano complessivamente 2.769 contro i 2.909 del 2020 e i 2.803 dello stesso periodo del 2023. Le vetrine chiuse nei principali centri sono un segnale più evidente. A Sondrio dal 2020 al 2024, i negozi di vicinato sono passati da 494 a 413. Nell’ultimo anno si sono perse altre 16 attività.
E’ chiaro che il Covid ha giocato da accelerato nel caso soprattutto delle attività più piccole, di quelle i cui titolari erano ormai in età pensionabile e di quelle con le situazioni finanziarie più precarie. E poi c’è la concorrenza dell’online, le cui vendite continuano ad aumentare. Una situazione che vale per tutta la Lombardia. Anche in questo caso la conferma arriva dai dati delle rilevazioni regionali: nel 2021 i negozi di vicinato erano 2.421 in meno rispetto al 2019. E se nel 2022 c’è stata una leggera ripresa, con l’apertura di 800 nuovi piccoli punti vendita, nel 2023 queste attività sono diminuite di 581 unità, per arrivare di nuovo al meno 700 del 2024 rispetto al 30 giugno dell’anno precedente.
Con la chiusura delle attività diminuisce evidentemente anche la superficie occupata da commercio. Attualmente in provincia di Sondrio si compone di 169.604 metri quadrati, 4.909 in meno rispetto al 2020 e 2.446 rispetto al 2023. La superficie per alimentari è pari 22.157 metri quadrati. Numeri che rendono evidente l’erosione del tessuto economico, ma che da soli non raccontano quello che la perdita dei negozi, soprattutto nei centri più piccoli significa. La desertificazione commerciale interessa sempre più comuni o frazioni della media Valle dove spesso non è possibile più neppure acquistare il pane e la desertificazione si traduce poi, inevitabilmente, in spopolamento ed abbandono. Ma soprattutto le persone che abitano nelle aree montane devono poter contare sui servizi basilare che consentono di vivere in quei borghi che altrimenti spariscono.
Per evitare gli effetti più gravi dell’impoverimento commerciale secondo l’ufficio studi di Confcommercio i negozi di vicinato non possono far altro che puntare su efficienza e produttività, anche attraverso una maggiore innovazione e una ridefinizione dell’offerta. Ma certo un ruolo chiave lo giocano gli stessi residenti con le loro scelte di acquisto.
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