Imprese più virtuose d’Italia,
in testa la provincia di Sondrio
Imprese insolventi e dunque a rischio usura, trend in aumento in Italia, non in Valtellina. Anzi. Delle 107 province italiane, quella di Sondrio è la più virtuosa non soltanto per i numeri bassi, ma perché, in controtendenza con il resto del territorio nazionale, i numeri dei casi nel corso dell’ultimo anno sono diminuiti della percentuale maggiore in assoluto: -17,9%. Arrivano dall’ufficio studi della Cgia di Mestre i dati relativi alle aziende in sofferenza, quasi 118mila complessivamente in Italia con un trend in crescita. Dopo anni di calo, il numero complessivo di queste realtà nell’ultimo anno è cresciuto di oltre 2.600 unità. Si tratta prevalentemente di artigiani, esercenti, commercianti o piccoli imprenditori che sono “scivolati” nell’area dell’insolvenza e, conseguentemente, sono stati segnalati dagli intermediari finanziari alla Centrale dei rischi della Banca d’Italia. Una “schedatura” che di fatto preclude a queste attività di accedere a un nuovo prestito e che dunque rischia di mettere le imprese nelle mani dell’usura.
Nell’ultimo anno la situazione è fortemente peggiorata soprattutto al Sud. A livello provinciale, il numero più elevato di imprese segnalate come insolventi si concentra nelle grandi aree metropolitane. Al 30 giugno, Roma era al primo posto con 10.827 aziende, seguita da Milano con 6.834, Napoli con 6.003, Torino con 4.605 e Firenze con 2.433. Rispetto a 12 mesi prima, in termini percentuali, il peggioramento ha interessato innanzitutto Benevento con il +17,3% di imprese affidate con sofferenze (in valore assoluto +97). Seguono Chieti con il +13,9% (+101), Savona con il +12,4% (+62), Rieti con il +11,8% (+25) e Lecce con il +11,4% (+179).
Di segno opposto, così come la posizione nell’ipotetica classifica, la situazione di Sondrio.
Le aziende insolventi e segnalate sono passate dalle 190 del 2023 alle 156 di quest’anno, 34 unità in meno per un calo percentuale che sfiora il 18%. La performance migliore in Lombardia dove anche Bergamo con un calo del 7,8% e Lecco (-6,4%) si distinguono per la “salute” economico finanziare delle realtà imprenditoriali. Forse anche grazie ad un sistema bancario che fa della prossimità, dell’attenzione alla crescita della comunità e delle sue realtà il suo punto di forza. Da un punto di vista territoriale l’area più a “rischio” è il Sud: qui si contano 39.538 aziende in sofferenza (pari al 33,6% del totale), seguono il Nordovest con 29.471 imprese (25% del totale), il Centro con 29.027 (24,7% del totale) e infine il Nordest con 19.677 (16,7% del totale).
Se il Mezzogiorno è l’area geografica d’Italia più a rischio usura, i proventi di queste attività illegali vengono sempre più reinvestiti al Nord. A ricordarlo è il report della Cgia di Mestre: «Negli ultimi tempi, infatti, le indagini effettuate dalla Direzione investigativa antimafia dimostrano come il denaro contante proveniente dalle attività criminali primarie, come l’usura, venga reimpiegato con sempre maggiore frequenza in determinate aree dell’Italia, soprattutto Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Toscana» . L’insolvenza da parte delle aziende, soprattutto quelle più piccole, non è sempre e solo responsabilità degli imprenditori. Non a caso il dato relativo alla tempestività dei pagamenti, quantomeno quelli della pubblica amministrazione, è un altro elemento che gioca a favore della provincia di Sondrio. «È bene ricordare che chi viene segnalato alla Centrale rischi della Banca d’Italia non sempre lo deve a una cattiva gestione finanziaria della propria azienda - sottolinea la Cgia di Mestre -. Nella maggioranza dei casi, infatti, questa situazione si verifica a seguito dell’impossibilità da parte di molti piccoli imprenditori di riscuotere con regolarità i pagamenti dei propri committenti o per essere “caduti” in un fallimento che ha coinvolto proprio questi ultimi».
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