Il turismo rallenta nel Lecchese, «non saremo al completo neppure in agosto»

Fabio Dadati, presidente degli albergatori lecchesi: «C’è chi dice che arriveremo a fine 2024 con gli stessi numeri del 2023: sarebbe un ottimo risultato, considerato che l’anno scorso è stato eccezionale»

Il turismo nel Lecchese rallenta, mantenendo comunque la tendenza del 2023, anno dei record in termini di presenze e arrivi sulla sponda orientale del Lario. Nonostante, infatti, il presidente Attilio Fontana parli di «boom regionale» con la Lombardia che sta vivendo una stagione turistica «di elevato interesse, confermandosi come una regione fortemente attrattiva anche per effetto delle molteplici occasioni di conoscerla, apprezzarla, scoprirla» rispetto all’anno scorso un calo, seppur lievissimo, c’è stato. Meglio la montagna del lago: lo conferma Fabio Dadati, presidente del Consorzio Albergatori Lecchesi e titolare di diverse strutture in città, secondo cui «è vero che a marzo, in regione, la crescita del turismo è stata notevole», ma l’incremento avrebbe riguardato più le zone montane. «Dai riscontri che sto avendo nell’ultimo periodo con i colleghi proprietari di case vacanze, il mese di luglio ha fatto segnare un calo rispetto all’anno scorso – spiega Dadati –. Anche per gli albergatori c’è stato un calo, anche se più leggero. Cresce invece l’interesse per i campeggi, che hanno un segno positivo».

«Non registriamo il tutto esaurito, neppure ad agosto, che è inferiore rispetto al mese di luglio. Anche la settimana di Ferragosto, bene o male qualche camera libera c’è» evidenzia. Da questo ragionamento viene esclusa Varenna, località prettamente turistica.

«C’è chi dice che arriveremo a fine 2024 con gli stessi numeri del 2023 – prosegue l’imprenditore lecchese –. Questo già sarebbe un ottimo risultato, considerato che l’anno scorso è stato un anno eccezionale. La svolta del turismo c’è stata con Expo, nel 2015, dopodiché, si sono verificate sempre crescite proporzionate, fino al 2019, anno che è stato più alto. A seguire, è arrivato il Covid – ricorda Dadati –. Alla fine, il 2023 ha fatto registrare un +30% rispetto al 2019». Nel mentre, tante strutture nuove hanno iniziato la propria attività.

«Immaginando una stabilizzazione, sul nostro territorio si potrebbe pensare a percentuali che siano una via di mezzo tra i dati del 2019 e quelli del 2023 – aggiunge Dadati – Ad oggi, ad esempio in Valtellina, la stagione è iniziata tardi a causa del maltempo e non c’è il tutto esaurito dell’anno scorso. Così, anche altrove, ma questo è fisiologico. Bisogna anche stare attenti al tipo di “linea” che si vuole dare al proprio turismo: se pensiamo a Courmayeur, alcune strutture stanno pensando di chiudere, perché gli escursionisti non spendono».

C’è poi il tema degli operatori turistici: «I lavoratori, l’anno scorso, erano 10mila – osserva – Quest’anno, invece, circa il 10% in meno, ma abbiamo il 3,6% di attività in più. Questi dati sono da analizzare insieme ai diversi operatori del turismo. Questo settore, proprio come l’industria, ha bisogno di professionalità, di invenzioni, di idee, non va affrontato in modo dilettantistico, perché non si crea alcuna ricchezza, alcun posto di lavoro» conclude Dadati.

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